La migrazione dei conti a Intesa San Paolo non si trasformi in una macelleria sociale
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Preoccupazione? Sì, anche perché sono convinto che molti dei crediti incagliati e anche molte sofferenze della ex Popolare di Vicenza come di Veneto Banca possano essere recuperati, salvaguardando così sia il tessuto economico veneto, sia Intesa San Paolo e Sga chiamata a gestire le sofferenze quando il governo, seppure con ritardo, adotterà il decreto attuativo a riguardo.

Voglio invitare alla prudenza mentre confido nell’intelligenza di chi è chiamato a valutare gli incagli e decidere quali posizioni salvare e quali, invece, respingere. La migrazione dei conti a Intesa San Paolo approvata in questo lungo fine settimana non si trasformi in una macelleria sociale con ricadute drammatiche nel tessuto socio-economico veneto.

I numeri in gioco devono far riflettere: circa 100.000 posizioni, oltre 19 miliardi di euro tra sofferenze, tecnicamente Npl, per circa 50.000 posizioni e 9 miliardi di inadempienze, incagli e posizioni scadute, relativi a 45.000 conti, circa 25.000 relativi ad aziende e 20.000 tra famiglie, singoli e ditte individuali. Se dopo la migrazione dei conti correnti dello scorso settimana, Intesa San Paolo decide una linea dura, metterà a rischio il tessuto socio-economico e ciò è inammissibile per una banca che ha acquisito oltre a pozioni difficoltose anche tanti conti correnti sani e tanti rapporti positivi con cittadini e imprese.

Non si può pensare solo a mangiare la polpa: bisogna anche capire che uno dei nodi dell’economia veneta è la sottocapitalizzazione e che gran parte di quelle imprese e famiglie che oggi compaiono nella lista degli Utp, “Unlikely to pay”, cioè inadempienze altamente probabili, in realtà se sostenute, affiancate, potranno far fronte agli impegni sottoscritti.

Il grande capitale di questa terra è dato dallo spirito di sacrificio, dal lavoro e dall’onestà. Il mercato, le commesse, l’export, dimostrano che questo tessuto oggi in difficoltà può rivelarsi un buon pagatore. Lo stesso governo stima in un rientro del 90% delle sofferenze affidate a Sga la società di proprietà del Tesoro che, appena verrà varato il decreto attuativo promesso entro la fine dell’anno, si affiderà a degli intermediari specializzati per recuperare i crediti: realisticamente si parla di almeno 8 anni per riuscire in questa operazione, cioè un periodo abbastanza lungo. Io credo che serva meno a Intesa San Paolo per vedere tornare in equilibrio molte di quelle posizioni che oggi potrebbero essere date per irrecuperabili. L’andamento del mercato, la ripresa, l’export, l’occupazione parlano chiaro: bisogna aver fiducia. Buona parte di queste imprese e di risparmiatori avevano posto nelle due banche popolari una grande fiducia finendo, loro malgrado, in una spirale perversa: la loro storia non può essere dimenticata e sacrificata all’altare del tutto e subito.

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