Le Pmi devono approcciare l’open innovation in maniera differente rispetto alle aziende più grandi
Chi sono le pmi innovative?

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Open Innovation Essentials for Small and Medium Enterprises è la guida pratica all’utilizzo del paradigma dell’innovazione aperta con particolare attenzione a tutto il panorama di imprese spesso non citate nella letteratura accademica o nei case study: le piccole e medie imprese. In questo libro gli autori, tra cui due dei quattro sono italiani, e soci di Innoventually, spiegano le metodologie, gli strumenti e i trucchi del mestiere per far sì che anche aziende di dimensioni più modeste, possano utilizzare un approccio aperto nell’innovare.

Il libro si apre con la introduzione generale che spiega ciò che significa open innovation, un po’ di storia e qualche breve anticipazione sui contenuti che il lettore troverà nei capitoli successivi. Gli autori affrontano quattro argomenti chiave, tra loro certamente sovrapposti e consecutivi, e che sono appunto essenziali per innovare, crescere e competere, ma in modo ‘aperto’.

Molti sono i metodi per creare un flusso di nuove idee, ma certamente uno importante, ci dice Luca Escoffier, è il brokerage di IP (Intellectual Property) e le modalità con cui appunto acquisirne, una tra tutte l’asta. Giusto per citarne un paio: la iBridge Network, o la più famosa Enterprise Europe Network (iniziativa della Commissione Europea) sono portali dove è possibile cercare le tecnologie di cui su può avere bisogno.

E poi cosa faccio una volta che trovo la tecnologia? Certamente per introdurla nel modello di business, o più semplicemente nel nuovo prodotto, bisogna mettere in moto un processo di trasferimento tecnologico. Qui è Phyllis Speser che spiega come trasferire la tecnologia (più o meno matura che sia), e soprattutto come valorizzarla e trarne profitto. Phyllis indica un processo per gradi con delle metriche precise per capire se appunto la tecnologia è quella che stiamo cercando e che ci permetterà di creare valore.

Spesso però l’offerta tecnologica non è l’unica cosa di cui si può usufruire, si può infatti utilzzare la cosiddetta saggezza delle masse, il crowdsourcing, per risolvere i problemi e accelerare il processo di innovazione. Qui è Adriano La Vopa che spiega come bisogna prepararsi per utilizzare il sapere, le esperienze e il ‘cervello’ di chi non lavora per noi, fornendoci degli esempi concreti di un processo per step successivi per sfruttare al meglio questo immenso bacino di innovatori.

Infine, Daniel Satinsky, introduce al nuovo concetto di spin-up, un modo alternativo e più veloce rispetto al modello basato sull’impiego delle start-up. Lo spin-up è un modo per monetizzare le opportunità che possono scaturire da una convergenza di un approccio aperto e il grande numero di tecnologie disponibili agli stadi iniziali (early stage). In uno spin-up l’obiettivo non è far crescere una tecnologia, un prodotto, e poi una volta raggiunto il punto di valore massimo, fare una exit; bensì è un modo di capitalizzare in tempi brevi partendo dallo sviluppo di una tecnologia particolarmente promettente, facendo sì che lo spin-up venga acquisito appunto in fase di “maturazione”.

A questo punto la panoramica è completa e il viaggio è appena cominciato e questo libro è la chiara dimostrazione che ogni impresa può accelerare e che l’open innovation non è prerogativa solo delle grandi multinazionali.

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