Le popolari non dovrebbero essere obbligate a trasformarsi Spa
Investment compact, al via il riassetto delle grandi banche popolari

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Ne è convinto il presidente di AssopopolariEttore Caselli, che in un’audizione alla Camera ha evidenziato alcune criticità del decreto legge sulla riforma delle banche popolari varato a gennaio dal governo. Secondo Caselli, la trasformazione in spa dovrebbe essere prevista “non quale obbligo cogente ed ineludibile, ma solo quale ‘sanzione’ per le popolari che non completino un percorso evolutivo finalizzato, tra l’altro, a riconoscere al voto capitario un ruolo non esclusivo, ed al voto proporzionale un ruolo non marginale”. Il passaggio poi, evidenzia il presidente di Assopopolari, “andrebbe accompagnato ad accorgimenti finalizzati a mantenere nel tempo l’attuale carattere di Public company indipendente” degli istituti.

Non solo: Caselli mette anche in guardia sul rischio che il decreto legge possa aprire il capitale delle banche popolari a “soggetti caratterizzati da connotati fortemente speculativi e volti a trarre vantaggio dalle particolari circostanze venutesi a produrre, secondo logiche spiccatamente opportunistiche”.  Un rischio, continua Caselli, “destinato ad assumere contorni ancor più rilevanti laddove si consideri che la transizione a società di capitali pura è stata concepita nel decreto legge senza l’introduzione di alcuna gradualità alcuna. A pagare le conseguenze, pesantissime, non sarebbero peraltro solo le banche, ma l’intero sistema Paese che invece, dal nuovo assetto delle popolari, dovrebbe trarre, secondo il governo, un rinnovato slancio”.

L’auspicio, conclude il presidente di Assopopolari, è che “la condivisione di questa diversa prospettiva consenta di approdare a soluzioni compatibili con il quadro costituzionale e in grado di evitare la liquidazione di una lunga esperienza e di  una preziosa specificità bancaria, che dove è già ‘naturalmente’ venuta meno, ha lasciato soltanto vuoti e rimpianti nel contesto economico e sociale di riferimento”.

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