Ligresti, la mail alla Borsa sposta il processo a Milano Per 189 secondi d’anticipo

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Anche stampata, la mail pesa meno di una piuma e i 189 secondi di differenza sono poco più di un soffio: eppure l’una e gli altri trascineranno da Torino a Milano (per scongiurare futuri annullamenti-beffa in Cassazione) la competenza territoriale su quintali di carta dei processi alla famiglia Ligresti per l’aggiotaggio e il falso in bilancio Fondiaria Sai da 600 milioni di euro. Ieri ha cominciato la giudice torinese dell’udienza preliminare Paola Boemio a spostare a Milano l’inchiesta sul figlio Paolo Ligresti, e il 10 aprile è quasi certo che si spoglierà della competenza territoriale (a favore di Milano) anche il Tribunale collegiale di Torino nel troncone principale che vede imputati Salvatore Ligresti e i suoi ex manager.
La Procura di Torino, con i pm Marco Gianoglio e Vittorio Nessi, aveva strenuamente sostenuto la propria competenza (sposata anche dal Tribunale del Riesame) sostenendo che a Torino negli uffici Fondiaria Sai, e non a Milano nella sede di Borsa Italiana, fosse stato commesso il più grave reato di aggiotaggio (calamita del falso in bilancio). In che modo? Attraverso il comunicato di Fondiaria Sai che il 23 marzo 2011 sottostimava le «riserve sinistri» per 500 milioni: approvato a Milano dal cda di Fondiaria Sai, il comunicato fu immesso dalla sede Fonsai di Firenze alle 15.12 nella piattaforma «Nis-Network Information System» di Borsa Italiana che sta a Milano e che, decorsi i 15 minuti imposti dal regolamento Consob, alle 15.28 lo diffuse alle agenzie di stampa collegate al «Nis». Secondo gli inquirenti torinesi, però, la comunicazione dei dati falsi alla «pluralità di destinatari» era avvenuta prima, con l’invio dalla sede torinese di Fonsai del comunicato a una mailing list dell’ufficio «Investor Relations» di Fonsai.
Cosa lo provava? Niente. A due richieste della difesa, i pm avevano risposto che la mail non era risultata rinvenibile in tutta la posta elettronica di Fonsai, pur sequestrata il 2 agosto 2012; tuttavia avevano preferito ancorarsi al generico ricordo orario (seppur definito «rarefatto» a due anni e mezzo di distanza) di un impiegato di Fonsai, Giancarlo Lana, ascoltato come testimone-cardine benché egli stesso aggiungesse che a inviare materialmente la mail era stata la segretaria Roberta Albera (alla quale invece mai nessuno aveva chiesto se e cosa ricordasse).
Lana collocava l’invio della mail in un’ora imprecisata ma prima delle 15.28, cioè prima dell’ora in cui Borsa Italia diramò da Milano a tutto il mercato il comunicato che aveva ricevuto da Fonsai alle 15.12. E questo “prima” radicava la competenza appunto a Torino, sostenuta anche da parti civili come Unicredit e Mediobanca e Fonsai e Consob. Soggetti tra i quali, curiosamente, alcuni figuravano tra i destinatari della famosa mail, dunque in teoria in grado di conoscerne l’ora esatta.
Essa, infatti, ora si è rivelata essere non le 15.28 ma le 15.31 e nove secondi, 189 secondi dopo Borsa Italiana da Milano, come ora soltanto le indagini difensive dell’avvocato Davide Sangiorgio sono riuscite ad accertare, introducendo nel processo il dato che insieme a una consulenza informatica dell’ingegnere Antonio Barili ha scombinato tutti i ragionamenti sulla competenza. Non più Torino, ma Milano.
Ieri la giudice Boemio, invece di accogliere o respingere la richiesta di rinvio a giudizio formulata dai pm torinesi, ha così restituito gli atti ai pm affinché li trasmettano per competenza territoriale alla Procura di Milano per gli indagati di aggiotaggio Paolo Ligresti, Fulvio Gismondi, Piergiorgio Bedogni e la società Fondiaria Sai (mentre ha mantenuto a Torino altri 5 coindagati minori a cui era contestato solo il falso in bilancio). Il 10 aprile è presumibile accada lo stesso per il filone principale a carico di Salvatore Ligresti e degli ex top manager Emanuele Erbetta, Fausto Marchionni e Antonio Talarico, e poi toccherà allo stralcio di Jonella Ligresti.

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