L’Italia dei mille campanili fa i conti con la classifica delle città più smart del Paese
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Il rapporto iCity Rate 2016 realizzato da Forum PA presenta infatti l’analisi dettagliatissima sul livello di innovazione e vivibilità che da quattro edizioni mette ogni anno in fila, dalla prima posizione all’ultima, le nostre città capoluogo di provincia.

Decretando, attraverso indici e criteri sempre più profondi e specialistici, il grado di “smartizzazione” dei centri urbani, ovvero la loro positiva o meno risposta agli stimoli dati dall’innovazione tecnologica che si traducono in migliori livelli di vivibilità, servizi più efficienti, maggiore attenzione all’impatto ambientale, più possibilità di sviluppo economico, culturale, e quindi di realizzazione personale per i cittadini che ci vivono.

Anche per il 2016 la palma va a Milano , inarrivabile in testa alla classifica, seguita da Bologna, Venezia e quindi Firenze (che perde una posizione rispetto allo scorso anno, a favore proprio della città lagunare).
Interessanti i 105 criteri statistici (aumentati rispetto agli 86 dello scorso anno) attraverso i quali l’analisi viene condotta, perché rappresentano una sorta di griglia di “doveri” che ogni città dovrebbe ottemperare per regalare il meglio ai propri cittadini. Per ciascuno di questi indici viene attribuito un punteggio, e la somma dei diversi punteggi porta alla classifica finale.
I macro indicatori presi in analisi per la classifica 2016 sono:
  • Economia : e-commerce, FabLab, attrattività dei finanziamenti, generazione di imprese.
  • Qualità della vita : sofferenza economica, co-working, attrattività urbana.
  • Ambiente : reti per la sostenibilità, spazi comuni.
  • Capitale sociale : accoglienza, migrazione intellettuale, accessibilità scolastica.
  • Mobilità : fruibilità ferroviaria, bike sharing.
  • Governance : numero di servizi Spid attivati, governance verde, governance della smart city, diffusione di pagoPA.
  • Legalità : criminalità organizzata e mafiosa, illegalità commerciale, riciclaggio, omicidi volontari.
«Quest’anno più che in passato iCityRate va a misurare, unitamente alla qualità del vivere urbano, la capacità delle città di farsi piattaforma abilitante, di guardare a traguardi lunghi facendo scelte e investimenti che puntano sui nuovi driver di sviluppo», ha spiegato Gianni Dominici, Direttore di FPA e curatore della ricerca. «Il paradigma della smart city negli ultimi anni ha sempre di più spostato l’accento dall’innovazione tecnologica all’innovazione sociale, al co-design, alla gestione dei beni comuni. In questa direzione sono andate le strategie europee della nuova programmazione, e in questa direzione stanno andando le politiche locali». Alcuni indicatori, in particolare, hanno reso possibile definire sfumature nuove e importanti del vivere urbano. «Quest’anno sono state introdotte nuove variabili capaci di cogliere maggiormente i fenomeni emergenti», spiega Dominici, «per esempio le capacità delle città di accogliere e saper gestire i flussi migratori; attrarre cervelli e talenti e generare imprese innovative; attrarre finanziamenti europei per la ricerca e l’innovazione; rendere disponibili i dati pubblici; agevolare le pratiche d’uso sociale degli spazi pubblici; attivare reti e relazioni per la sostenibilità e la gestione delle politiche smart; garantire gli adeguati livelli di sicurezza e legalità. Tutti elementi che legano innovazione a qualità della vita dei vecchi e dei nuovi cittadini».
Al primo posto Milano , che ha trionfato per la spinta della dimensione Economy. Nel 2016 il capoluogo lombardo guadagna terreno sulla ormai storica rivale, Bologna, grazie all’eccellenza registrata nelle dimensioni Economy, People e Living. Milano si conferma essere è il luogo con il più alto valore aggiunto pro capite, la maggiore intensità brevettuale, la principale sede di imprese di grandi dimensioni e ha visto nascere negli ultimi anni il maggior numero di Fablab e maker space. Premiata la scelta di investire su un modello nuovo di innovazione urbana che sposta l’asse della strategia di sviluppo verso forme nuove di economia collaborativa e social innovation. Un modello che si realizza attraverso la concessione di spazi, il sostegno economico a progetti e imprese, la creazione di reti di innovatori e la definizione di nuove e articolate politiche urbane.
Al secondo posto Bologna , che eccelle per una Governance diffusa fatta di partecipazione, open data, nuovi strumenti di programmazione, stabilità economica e capacità gestionale. Ottime le prestazioni anche nella dimensione Living: opportunità di lavoro sul territorio provinciale, servizi di cura dell’infanzia, bassa incidenza delle persone a basso reddito sui residenti.
New entry al terzo posto, con Venezia che sale sul podio (era quinta nel 2015) grazie a – udite udite – le ottime performance maturate nel comparto Mobilità e a un miglioramento significativo nelle dimensioni del capitale umano (People), della Governance e della struttura economica (Economy).
Sotto la classifica completa.
Come emerge dal report, la diffusione di progetti e soluzioni di Internet of Things si sta dimostrando un motore straordinario per lo sviluppo delle smart city in Italia. Se si vuole leggere il futuro delle nostre città si deve guardare in larga misura a quegli investimenti e a quei progetti che hanno il proprio cuore nell’Internet delle Cose. Che si tratti di sensori, di apparati per le utility, di videocamere per la sicurezza, di rilevatori per l’aria e per il rumore o di tag per leggere il traffico delle auto o delle persone, comunque sia la diffusione di oggetti intelligenti sta creando un nuovo e potente flusso di dati che e per le Pubbliche Amministrazioni è giunto il momento di accettare la sfida di lavorare sui dati, di trasformarli in informazioni, in decisioni e in progetti che permettono di passare all’azione. Sono tante le città che hanno intrapreso questo percorso, che hanno ben compreso il valore dell’IoT e che stanno realizzando progetti in grado di migliorare i servizi ai cittadini e di dare vita a vere e proprie smart city.
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