L’Istituto per le Opere di Religione (Ior) ha chiuso il 2014 con un utile netto di 69,3 milioni di euro, in decisa crescita rispetto ai 2,9 milioni del 2013: il miglioramento, fa sapere la banca del Vaticano, “è imputabile essenzialmente all’andamento del risultato da negoziazione titoli e alla diminuzione dei costi operativi di natura straordinaria”. Il margine di interesse si è attestato a 50,7 milioni, in calo del 5,8% rispetto al 2013, mentre il risultato netto di negoziazione, pari a 36,7 milioni, si confronta con la perdita netta di 16,5 milioni del 2013. La voce riflette gli utili/le perdite realizzate sui titoli venduti durante l’anno nonché gli utili/le perdite non realizzate sui titoli e metalli preziosi detenuti al 31 dicembre 2014. I costi operativi – che comprendono costi del personale, contributi pensionistici, spese di manutenzione generale e compensi per servizi professionali – sono scesi a 28,9 milioni dai 32,2 milioni di un anno prima, mentre le svalutazioni si sono attestate a 7,2 milioni (5,7 milioni nel 2013).
In attesa del riscontro della Commissione Cardinalizia dello Ior, l’Istituto intende destinare 55 milioni di euro al budget della Santa Sede, in linea con quanto erogato nel 2014, e 14,3 milioni di euro alle riserve di utili dell’Istituto. Al 31 dicembre 2014 il patrimonio netto dello Ior era pari a 695 milioni di euro (720 milioni a fine 2013). Il valore complessivo dei patrimoni affidati allo Ior dai suoi utenti è aumentato raggiungendo quota 6 miliardi di euro nel 2014 dai 5,9 miliardi di un anno prima. Dal maggio 2013 al 31 dicembre 2014 lo Ior ha chiuso 4.614 rapporti con suoi clienti, di cui 2.600 conti “dormienti”, 554 rapporti che non rientravano nelle categorie autorizzate (conti “laici”) e 1.460 per naturale estinzione. In fase di chiusura sono 274 conti. I clienti a fine 2014 – riferisce il rapporto annuale – erano 15.181.