Richiesto il rinvio al 2040 dello stop a benzina e Diesel, insieme a un sostegno più deciso ai carburanti sintetici rispetto all’obiettivo del «tutto elettrico». Sotto attacco, da parte dei verdi, il ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, «reo» di essersi professato in favore di un pacchetto equilibrato: non solo investire sui carburanti sostenibili, ma anche permettere eccezioni per i piccoli costruttori sul regolamento emissioni per le auto. Cingolani, tra l’altro, ha anche sottolineato come ci siano «Paesi Ue in cui il Pil pro-capite varia da 6mila e 80mila euro». «E ciò significa – le sue parole – che acquistare un’auto elettrica costerebbe 6 mesi di stipendio per qualcuno e 10 anni per altri». Da qui la necessità per i Paesi di «aiutarsi a vicenda» per centrare gli obiettivi climatici, «altrimenti falliremo». Botta e risposta tra verdi e liberali anche all’interno del governo tedesco. Il ministro delle Finanze, Christian Lindner, ha replicato duramente alla collega Steffi Lemke (Ambiente). «Anche i motori con combustibili privi di CO2 – così Lendner – dovrebbero essere ammessi come tecnologia dopo il 2035. Il nostro consenso è vincolato a questo». Dunque, spaccature profonde e tensioni al massimo.
Infine, dall’Italia, l’Ivass (Vigilanza sulle imprese di assicurazione) fa sapere che dopo anni di cali dei premi Rc auto, la crescita dei prezzi di riparazioni e ricambi, dovuta all’impennata del carovita, potrebbe frenare il circolo virtuoso. Dal 2014 i costi dell’Rc Auto sono diminuiti del 30 per cento.