Marie l’invisibile l’ultima Bolloré nel santuario di Mediobanca

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Marie Bolloré è cresciuta nella “gated community” più esclusiva di Parigi, dove si concentrano alcune delle grandi fortune di Francia. A ovest della capitale, in qualche ettaro preservato dal traffico e dagli intrusi, i miliardari transalpini hanno la loro piccola e segreta oasi. Vincent Bolloré è il vicino di Arnaud Lagardère, Xavier Niel, Tarak Ben Ammar, Nicolas Sarkozy e Carla Bruni. Ma la nuova consigliera di Mediobanca, presentata a Milano dal padre e da Ben Ammar, è la meno famosa rampolla di casa Bolloré. Anzi, fino all’assemblea del 28 ottobre era un’erede invisibile: mai vista alle serate di gala dell’alta borghesia parigina, nessuna citazione su Google, impossibile rintracciare una sua fotografia. A differenza di Yannick, Cyrille e Sébastien, l’ultimogenita è stata a lungo protetta dai riflettori, forse anche perché refrattaria a mostrarsi. L’anno scorso, raccontando la dinastia Bolloré, Le Monde parlava della “misteriosa” Marie che, dopo aver fatto uno stage alle Gallerie Lafayette e un altro in Australia nel franchising del parrucchiere Prevost, sognava di prendersi un periodo sabbatico per fare un giro dell’America Latina prima di decidere quale strada professionale intraprendere. Il padre ha deciso per lei. Milano non sarà Rio o Buenos Aires ma è comunque a Sud di Parigi. “Sono venuto a presentare mia figlia che entra in questo grande istituto. E’ la mia unica figlia, ne sono molto fiero”, ha commentato l’imprenditore francese, secondo azionista di Mediobanca con il 7,5%, pronto a salire all’8%. Per liberare la poltrona, è stata mandata via Anne-Marie Idrac, ex presidente delle ferrovie francesi e sottosegretario all’Industria durante la presidenza di Nicolas Sarkozy, gran amico di Bolloré. A 26 anni, Marie è la più giovane consigliera di piazzetta Cuccia. “Sono onorata di entrare nel cda”, ha detto nella sua breve apparizione in conferenza stampa. E quasi ad anticipare i dubbi sulle intenzioni del padre: “Sono la prova che il gruppo Bolloré è interessato a Mediobanca sul lungo termine”. Una ragazza timida e discreta, dicono gli amici di famiglia, aggiungendo: “E’ quella che ha sofferto di più la separazione dei genitori”. Bolloré ha divorziato dalla prima moglie, Sophie Fossorier, negli anni Novanta, quando Marie era ancora piccola. All’epoca ci fu un piccolo scandalo a Villa Montmorency: fece scalpore una liaison tra Bolloré e sua cognata. Oggi tutto è rientrato nella normalità. L’imprenditore si è risposato con l’ex attrice e romanziera Anaïs Jeanneret e conduce una vita morigerata: poche mondanità, sveglia alle sei ogni mattina, messa in chiesa la domenica. Lavora quindici ore al giorno per guidare un gruppo ormai presente in 152 paesi con un giro d’affari pari a 10,2 miliardi di euro e 55mila dipendenti. La riservatezza è un dogma in casa Bolloré. E quasi nessuno nei salotti di Parigi osa dire del male di una delle famiglie più potenti del paese, terzo patrimonio di Francia, 8 miliardi. “Parlare di Bolloré fa paura”, confessa un amico di vecchia data dell’imprenditore. Anche se “Bollo”, come lo chiama il suo entourage, odia essere definito raider, ha una reputazione da squalo. Pochi libri pubblicati su di lui, solo una biografia autorizzata, quella di Jean Bothorel, giornalista economico e, soprattutto, bretone pure lui. Marie è cresciuta con un padre forte e autoritario, che l’ha tenuta protetta nel recinto chiuso del XVI arrondissement, quartiere chic della capitale. Si è laureata a 22 anni a Paris Dauphine, una delle migliori facoltà di economia del paese, non lontano da Villa Montmorency. Tutti i figli Bolloré sono stati svezzati in questa università, avendo come professore e mentore Michel Rousseau, amico del padre e promotore del think tank conservatore Fondation Concorde. Nel quartier generale di Puteaux, vicino Parigi, l’ultimogenita si è vista poco. Anche se Mediobanca rappresenta la prima ribalta per Marie, la figlia prediletta del magnate figurava già in diversi consigli delle cassaforti di famiglia: Bolloré Sa, Financière Odet, Bolloré Participations, Financière V, Omnium Bolloré. “Da molto tempo sento parlare di Mediobanca”, ha confidato ai cronisti italiani. La giovane erede graviterà anche su Torino, per le auto elettriche di Blue Solutions, in parte prodotte in Piemonte. “Non capirai mai niente dell’Italia”, aveva profetizzato a Bollorè il suo mentore Antoine Bernheim, che l’ha introdotto a Mediobanca prima che il suo pupillo organizzasse una congiura per cacciarlo da Generali. Alla fine l’imprenditore bretone ha spiccato il volo e si è allargato nel Belpaese. Mademoiselle Bolloré farà un corso di italiano accelerato per muoversi nell’élite milanese. Il cda di Mediobanca è stato già usato altre volte come dépendance per parenti. Il figlio di Giampiero Pesenti, Carlo, è stato dentro nel board per quasi quindici anni. E da piazzetta Cuccia sono passate due figlie: quella di Ligresti, Jonella, e quella di Berlusconi, Marina. I passaggi di questi rampolli paracadutati nel salotto buono della finanza non hanno sempre lasciato ricordi eccellenti. Ma il capitalismo famigliare, per cooptazione, non è solo una peculiarità italiana. Da Bolloré a Arnault, da Dassault a Lagardère, sono tanti i gruppi del Cac 40 in mano a ristretti clan. Nel caso di Bolloré, il concetto di “dinastia” è spinto all’estremo. Con la nomina di Marie, l’imprenditore bretone ha finalmente sistemato i suoi quattro figli. Yannick, 33 anni, è diventato presidente di Havas, sesto gruppo mondiale di pubblicità e comunicazione. Il primogenito aveva creato una società di produzione cinematografica prima di essere nominato a 26 anni direttore dei programmi di Direct 8, la tv di casa poi rivenduta a Canal+. Yannick si è sposato con la nipote di uno dei rivali in affari del padre, Martin Bouygues. Adesso che Bolloré sta entrando in forza anche in Vivendi, è possibile che coinvolga suo figlio in questa nuova partita. Il “Monsieur Energie” della nuova generazione è invece Cyrille, 29 anni, terzogenito, che il patriarca ha presentato durante una conferenza stampa di Blue Solutions come il “successore per le attività industriali e logistiche”. Appassionato di vela, gran mondano, ha lavorato in un fondo di investimento a Londra e poi in banca negli Usa, prima di rincasare per seguire l’avventura delle Bluecar. E’ il figlio che assomiglia di più al padre, anche fisicamente. Più defilato invece Sébastien, il secondogenito. A giugno è stato nominato amministratore di Blue Solutions ma agli amici e giornalisti ripete che non aspira a incarichi direttivi. Bolloré ha promesso che passerà le redini del gruppo alla settima generazione nel 2022, per il bicentenario dell’impero e per il suo settantesimo compleanno. Sul cellulare ha messo un contatore per segnare i giorni che mancano alla pensione. Nessuno dei figli sembra ancora pronto a curare un gruppo che va dai media ai porti in Africa (vero giacimento di cash flow della holding). Prima di allora, il magnate vuole inaugurare un museo di famiglia a Ergué-Gabéric, nel maniero bretone vicino Quimper dov’è stata creata la Papeterie Bolloré, la cartiera che ha fabbricato anche le pagine della Pléiade, la più raffinata collezione dell’editoria francese. Vicino al futuro museo, oggi c’è la seconda fabbrica di Blue Solutions, la società che commercializza la Blue-Car e il brevetto delle batterie elettriche, scommessa visionaria su cui Bolloré ha investito quasi 1,7 miliardi di euro in vent’anni. L’ennesimo modo di smentire quelli che lo etichettano ancora come un semplice finanziere e tycoon.

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