Mediobanca fa rotta su Londra

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Il cuore è e resta l’Italia. Lo dicono i numeri, credito al consumo e retail, ossia Compass e Che Banca, rappresentano il 68% del margine di interesse prodotto da Mediobanca a giugno 2013, e lo conferma l’assetto organizzativo. Tuttavia, in Piazzetta Cuccia qualcosa si sta muovendo e sta avvenendo in scia a quel cambio di passo impresso dal piano strategico presentato l’estate scorsa a Milano. È un cambio di pelle che, sulla carta, si è rivelato essere lo step chiave per un salto successivo: intercettare quelle operazioni cross-border che nasceranno con la ripresa dei mercati. Un’opportunità fondamentale per Mediobanca che, per forza di cose, dovrà aggiustare il proprio baricentro. Per farlo, evidentemente, la piazza logicamente meglio attrezzata è Londra. Lì Mediobanca conta di poter servire al meglio i clienti attuali e quelli futuri.

È in questa direzione, dunque, che Piazzetta Cuccia, sotto la regia dell’amministratore delegato, Alberto Nagel, si muoverà. E lo farà per accelerare il più possibile lo sviluppo delle attività internazionali di Corporate e Investment Banking. Con l’intenzione di trasformare Londra in una sorta di hub dell’industry e del capital market al servizio, però, di tutte le geografie. A Londra si concentrerà infatti l’intera filiera di prodotti (equity e debito) e di servizi (corporate finance e M&A). In particolare, per quanto riguarda l’advisory, il settore al momento maggiormente interessato sarà quello Fig (Financial institutions group), ossia fondamentalmente banche e assicurazioni. L’intenzione, di fatto, è assicurarsi una fetta della corposa torta rappresentata dal giro d’affari dell’investment banking in Europa. Se nel mondo, nei primi nove mesi del 2013, le commissioni valevano qualcosa come 57mila miliardi di dollari, di queste circa un terzo erano riconducibili all’attività Cib in Europa che è, di fatto, il secondo mercato al mondo in termini di volumi e di ricavi: più o meno 14 mila miliardi in commissioni. E di queste, ovviamente, la maggior parte è stata generata su Londra. Ecco perché si è cominciato a lavorare anche per creare un vero e proprio team con responsabilità “globale” ma residenza inglese. La filiale di Londra è stata aperta nel 2008 ed è oggi sotto la guida di Paolo Cuniberti. Il dicembre scorso, però, Mediobanca ha nominato Stefano Marsaglia executive chairman, Corporate & Investment Banking. Marsaglia è basato a Londra e riporta direttamente a Nagel, che lo affianca come co-head. Attorno a Marsaglia, evidentemente, dovrà essere costruita una nuova squadra. Mediobanca assumerà nuovi bankers, ponendo, come detto, particolare attenzione al settore financial institution. Innanzitutto perché questo è il primo settore in Europa quanto a generazione di ricavi per l’attività Cib e poi perché è il comparto potenzialmente più interessato da profondi cambiamenti normativi e modelli di business. Non a caso a questo segmento Piazzetta Cuccia ha già dedicato specifica copertura attraverso un team di equity research e sales. Per costruire la nuova squadra, invece, la banca sfrutterà alcune occasioni, come la possibile migrazione dei talenti dalle grandi banche d’affari alle boutique finanziarie. D’altra parte, è in quest’ottica che Mediobanca dovrà ragionare. L’ambito competitivo all’interno del quale l’istituto dovrà muoversi non sarà certo il confronto con i colossi mondiali, come Goldman Sachs o Merrill Lynch. Piuttosto, nel mirino di Mediobanca finiranno quegli operatori che per volume di ricavi e attività di trading, ma anche per affinità culturali, sono assimilabili all’istituto italiano, ossia Rothschild e Lazard.
L’obiettivo per il wholesale banking, come dichiarato a piano, è di arrivare al 2016 con il 45% dei ricavi prodotti all’estero. Oggi, guardando il biennio 2011-2013, siamo al 32%, 14% in Uk. Con il personale fortemente concentrato in Italia, 507 dipendenti su 638. Londra, però, già oggi è la filiale più importante con 63 dipendenti.
Per Mediobanca, dunque, si prospetta una sfida importante. Certo è una sfida che si gioca su una piccola fetta del business di Piazzetta Cuccia, l’intero wholesale vale il 24% del margine d’interesse complessivo, tuttavia questa fetta è, se possibile, quella che più di ogni altra connota il brand della banca.

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