Mobilità condivisa: i servizi si moltiplicano e cresce il mercato
La Sharing Economy si ridefinisce e si struttura

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I servizi di bike, car e boat sharing nascono con lo scopo di condividere i propri mezzi: ed è boom della mobilità condivisa.

Tutti i servizi di mobilità condivisa abbinano risparmio economico e tutela dell’ambiente. Perché condividere un’auto o una barca significa ridurre spese, traffico ed emissioni.

Mobilità condivisa: i numeri

Secondo un report di McKinsey, nel 2030 il 10% delle auto sarà condiviso. La transizione è già in corso. La percentuale dei giovani statunitensi con la patente è scesa dal 76% del 2000 al 71% del 2013. Mentre in Nord America e Germania gli utenti dei servizi di car sharing crescono a un ritmo del 30% l’anno. Anche l’Italia viaggia a passo spedito: una ricerca di Euromobility afferma che l’aumento è del 25% anno su anno. E il Rapporto nazionale sulla sharing mobility 2016, presentato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, stima a 690mila gli utenti coinvolti.

Car sharing e carpooling

Le abitudini stanno cambiando. E un contributo arriva proprio dai servizi digitali. EnJoy e car2go, dopo un abbonamento, consentono di rintracciare l’auto libera più vicina, di prenotarla, aprirla grazie a un codice e pagarla in base al tempo di utilizzo. I servizi sono pensati per muoversi in città. Ma nulla vieta di fare viaggi più lunghi (anche se il servizio diventa molto più oneroso). Per percorsi più ampi, meglio optare per sevizi pensati ad hoc, come il carpooling di BlaBlaCar. In questo caso, le auto non sono di un gestore, ma di un utente privato. Il proprietario dell’auto mette a disposizione i posti liberi nella propria vettura, indicando data, punto di partenza e di arrivo. I passeggeri (tramite PayPal o carte di credito) condividono spese di carburante e pedaggio (ed esprimono un giudizio sul conducente). E tutti risparmiano.

App mobilità: MyTaxi e Uber

UberPop, l’applicazione che consente a chiunque di usare la propria auto e fare da tassista amatoriale, è stata bandita in Italia. Ma la startup resta attiva con UberBlack, che mette a disposizione un autista professionista e una berlina nera. Anche il trasporto tradizionale ha accelerato il processo di digitalizzazione: MyTaxi (app acquisita da Mercedes), permette di pagare un taxi direttamente con lo smartphone, esprimere valutazioni, cercare la stazione più vicina e calcolare in anticipo il costo della corsa.

Boat Sharing: AtBoat

AtBoat è un portale dove in soli tre clic il cliente può prenotare una barca per una vacanza, per una crociera insieme ad altre persone, o noleggiare una barca per una giornata o addirittura soltanto per alcune ore, in occasione di  un aperitivo o per una cena speciale. Il cliente può anche testare l’esperienza di dormire in barca.

Su AtBoat armatori e proprietari di barche possono pubblicare il proprio annuncio.

 

Mobilità: i motori di ricerca

Stando ai numeri, Moovit è l’app per la mobilità più diffusa. È una sorta di motore di ricerca per i mezzi pubblici ed è disponibile in 1200 città e 68 Paesi nel mondo. Combina bus, metro e tram per indicare il percorso più semplice e veloce. Con una caratteristica in più: la community degli utenti (che conta più di 50 milioni di persone) può valutare i percorsi, fornire informazioni in tempo reale e segnalare eventuali alternative.


Urbi, l’aggregatore

Da maggio, è possibile consultare Moovit da un’altra app, Urbi. L’applicazione incarna una tendenza attuale del mercato: l’aggregazione di servizi diversi. Urbi coinvolge tutti i mezzi della mobilità condivisa, città per città. A Milano, ad esempio, sposa car2go, DriveNow, EnJoy, Share’ngo, GirACI-GuidaMi, e-vai, BikeMi, MyTaxi e Uber. Anche Google ha aperto a questo modello: i risultati di Maps includono non solo il trasporto pubblico, ma anche Uber e MyTaxi. Waynaut applica la combinazione di mezzi di trasporto diverso anche oltre il perimetro cittadino: auto, aerei, treni e trasporti locali vengono miscelati in un’unica piattaforma.

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