Monte Paschi, Viola “tentato” da Bpm

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In cinque giorni Mps potrebbe giocarsi il futuro. Martedì 14 è in via di convocazione il cda in cui gli amministratori decideranno se e come proseguire, dopo che l’assemblea dieci giorni fa ha respinto la loro proposta di aumento da 3 miliardi a gennaio, imponendola «non prima del 12 maggio». Il management guidato da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola tace e mastica amaro. In più d’un confronto che i due banchieri hanno avuto con istituzioni e stakeholder, preparando la riunione di martedì, è emerso che – specie l’ad, “corteggiato” dal neo presidente della Popolare di Milano Piero Giarda e probabilmente anche incontrato un paio di giorni fa – subordinano la permanenza a Siena a veloci segnali di discontinuità, che permettano al Monte di voltare davvero pagina evitando un altro semestre bianco (anzi rosso, malgrado la plusvalenza sui 56 milioni incassati cedendo il 5,7% di Sorin ieri) piombato dall’incertezza degli assetti e commerciale; e che non ci potrebbe essere segnale più concreto che un’intesa tra la fondazione Mps (con cui i manager ormai vivono da separati in casa) e la cordata di investitori guidata da Cariplo, disposta a pagare 0,14 euro cash per le quote che Palazzo Sansedoni deve vendere per rifondere i debiti.
Ma il “territorio” senese, ringalluzzito dall’assemblea e da un grafico che continua a salire (+0,59% a 0,18 euro ieri, +10% in sei sedute, anche per la fine di vendite allo scoperto), manda segnali propri: «Il top manager della banca deve allinearsi a quanto deciso dagli azionisti. Quel che deve fare è scritto nel documento dell’assemblea», ha detto il sindaco di Siena (Pd) Bruno Valentini. E Antonella Mansi, presidente della fondazione Mps, così ha commentato le voci su Viola di ritorno alla Bpm: «Ci auguriamo che non succeda. Aspettiamo». Ieri Mansi ha portato Enrico Granata, neo dg della fondazione, a consulto dal sindaco, che dell’ente è primo nominante: «Abbiamo già ricominciato a lavorare c’è grande bisogno di lavorare serenamente». Oggi Mansi riferirà al cda della fondazione, in agenda da tempo. Prima di Natale la tenace negoziatrice ha fatto sapere, tramite l’advisor Lazard, che la disponibilità della cordata a pagare 0,14 euro ad azione era insufficiente. Anche perché l’ente
ha in carico a 0,24 euro il patrimonio in Mps, dopo svalutazioni miliardarie. È difficile che qualcosa si concretizzi entro martedì. Per questo i due manager potrebbero scegliere in base alle percezioni, o a passi informali di soci presenti e futuri. Martedì il cda dovrà anche valutare se seguire il parere di Piergaetano Marchetti, impugnando la delibera assembleare per il conflitto di interessi della fondazione Mps, o al limite tentare un’azione risarcitoria contro l’azionista. Anche Consob ha chiesto lumi sull’eventualità. Ma anche questo è un sentiero difficile, e portatore di instabilità per il sistema Siena.
Sempre il 14 si terrà un nuovo consiglio di sorveglianza della Bpm che nelle attese dovrebbe nominare il nuovo cdg (sempre che ci riesca). Ieri il presidente del cds, Giarda, sembra sia andato in Bankitalia, mentre domani dovrebbe riunirsi il comitato nomine. Rumors parlavano anche di un nuovo incontro del Comitato con Viola, per sondarne ancora la disponibilità (anche se la candidatura di Giuseppe Castagna resta di grande attualità e anzi sembra l’ipotesi più gradita ad Andrea Bonomi).

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