Mps con il calo dello spread recupera 1,7 miliardi sui Btp. Ma gli interessi sui Monti bond costano un milione al giorno

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Comincia a dare i primi frutti la cura da cavallo dei nuovi vertici del Monte dei Paschi per risanare i conti della banca senese dopo le macerie – non solo giudiziarie – lasciate dalla gestione precedente targata Giuseppe Mussari. I risultati del primo trimestre 2013 hanno infatti sorpreso in positivo il mercato che ha premiato il titolo, maglia rosa a Piazza Affari: al 31 marzo la perdita netta è stata di 100 milioni, meno dei 156 previsti dagli analisti, con una buona tenuta nei depositi e dei ricavi.
Il calo dello spread, a cui la banca è particolarmente sensibile per i quasi 26 miliardi di Btp, è un’altra buona notizia che ha fatto scendere a 1,7 miliardi il valore negativo della riserva Afs (in pratica la perdita al valore corrente dei titoli di Stato) rispetto agli oltre 3,2 miliardi calcolati dall’Autorità Bancaria Europea (Eba) nel 2011 e che hanno determinato per la banca la richiesta di 3,9 miliardi di aiuti pubblici. In passato l’amministratore delegato Fabrizio Viola aveva già sottolineato che con uno spread attorno a 160 punti l’effetto negativo sulla riserva di Btp si sarebbe azzerato. Ora, con lo spread sotto i 300 punti, il Monte ha ridotto la perdita su questo portafoglio a circa 1,70 miliardi.
La vera missione (quasi) impossibile di Viola e del presidente Alessandro Profumo resta quella del rimborso degli aiuti pubblici: per rafforzare il patrimonio a fine febbraio la banca ha emesso a favore del Tesoro 3,9 miliardi di Monti bond (che in parte hanno rimpiazzato 1,9 miliardi dei vecchi Tremonti bond).
Su questo prestito dello Stato Mps paga un coupon del 9% con un interesse deducibile. Per il 2012 l’interesse è stato pagato su 1,9 miliardi di vecchi Tremonti bond, per i primi due mesi del 2013 ancora su 1,9 miliardi e dal primo marzo l’interesse è sui 3,9 miliardi. Dal 1 luglio la banca pagherà interessi anche sulla componente del nuovo strumento emesso per pagare gli interessi sui vecchi Tremonti bond per 171 milioni di euro.
Il conto è salato: “A regime si tratta di 1 milione al giorno sulla base dell’attuale coupon”, ha detto il direttore finanziario Bernardo Mingrone. Non solo. La banca sta discutendo con la Commissione Ue il piano di ristrutturazione da presentare entro il 17 giugno a cui è subordinato il via libera di Bruxelles agli stessi Monti bond. “Da qui alla fine dell’anno lavoreremo a pancia a terra” per rimborsare gli interessi al Tesoro”, ha assicurato l’ad Viola. Aggiungendo che “non è un’operazione delle più semplici e credo che lo scenario di mercato non ci aiuti. Probabilmente con i dati al 30 giugno avrò qualche elemento in più per sbilanciarmi”.
Nel frattempo la svolta sulla Rocca passa anche dalla squadra dei manager con nuovi arrivi tutti esterni al sistema-Siena: per il nuovo progetto di banca online è stato assoldato Andrea Cardamone, già amministratore delegato di Webank, la banca online del gruppo Bpm mentre per rafforzare la struttura che fa capo all’amministratore delegato Viola è stato scelto Arturo Betunio, direttore centrale dell’ufficio normativa dell’agenzia delle Entrate e in passato responsabile del servizio fiscale di Poste italiane e del dipartimento global tax planning di UniCredit.
Prenderà servizio a Rocca Salimbeni in giugno come responsabile dell’area amministrazione e bilancio e avrà il compito di gestire il nuovo corso ispirato alla trasparenza contabile. Non solo. Secondo quanto risulta all’Huffington Post, sarebbe in arrivo da Sky (dove attualmente è responsabile delle relazioni industriali) Marco Bianco che ricoprirà l’incarico di direttore operativo della sede di Roma. Dal “bouquet” dei manager Sky il Monte aveva già colto nel giugno 2012 Ilaria Dalla Riva oggi capo delle risorse umane della Rocca.
A smarcarsi dal groviglio armonioso senese sta provando anche la Fondazione con un nuovo statuto, riscritto in linea con la Carta dell’Acri, che dovrebbe essere approvato oggi dalla deputazione generale. Tra le novità, il taglio delle poltrone che scendono da 16 a 14: la metà di competenza degli Enti locali (quattro al Comune di Siena, due alla Provincia e una alla Regione Toscana); una nomina ciascuno all’Ateneo senese, all’Università per stranieri, alla Curia, alla Consulta del volontariato e alla Camera di commercio; due, infine, a un’istituzione nazionale e a una internazionale.
Dopo l’approvazione, lo statuto deve passare al vaglio del ministero dell’Economia e l’iter potrebbe concludersi entro maggio. Ma la politica, in fibrillazione anche per le comunali di fine maggio che segneranno i nuovi equilibri interni al centrosinistra a livello locale, non molla la presa: la partita si sta giocando sul ruolo dell’ente nel rapporto fra banca (di cui la Fondazione è comunque destinata a perdere il controllo) e il territorio di riferimento.
Il fronte degli ex esponenti della Margherita capitanata dal presidente del consiglio regionale toscano Alberto Monaci, con la sponda del numero uno dell’Acri e della Cariplo Giuseppe Guzzetti, è già in manovra in vista del rinnovo del presidente della Fondazione atteso a luglio: inizialmente il candidato prescelto sarebbe stato Divo Gronchi (direttore generale della Cassa di Risparmio di San Miniato con oltre quarant’ anni di carriera in Mps), che però ha gentilmente declinato l’invito. L’altro nome su cui si punta adesso è dunque quello di Giovanni Minnucci, docente dell’area cattolica all’Università di Siena.

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