Le nuove sfide per la banca commerciale

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Bassa crescita, alta liquidità e nuovi meccanismi di vigilanza: sono i tre fattori che accompagneranno nei prossimi mesi le banche italiane ed europee. Partendo da questo scenario, il nuovo Rapporto della Fondazione Rosselli Reshaping Commercial Banking in Italy: New Challenges from Lending to Governance, appena pubblicato da Bancaria Editrice – Edibank, cerca di fare il punto sulle tendenze in atto nell’industria bancaria italiana confrontata con la situazione europea.
Abbiamo chiesto al prof. Donato Masciandarodell’Università Bocconi, curatore del volume assieme al prof. Giampio Bracchi del Politecnico di Milano, di sintetizzarci i punti salienti.

Da diversi anni il Rapporto concentra la sua analisi sulla banca commerciale territoriale, modello distintivo dell’industria bancaria e finanziaria italiana. Qual è oggi la situazione delle nostre banche in termini di redditività?

Il sistema bancario italiano continua a rivelarsi solido, anche rispetto agli altri sistemi europei, ma deve sviluppare incisive azioni che le permettano di ritrovare una redditività adeguata e sostenibile. Due i fattori decisivi su cui puntare: da un lato l’efficienza nella struttura dei costi, con particolare attenzione alla fisionomia della rete degli sportelli; dall’altro l’efficacia nell’allocazione del credito e nella riduzione delle sofferenze.

La ripresa della redditività è legata quindi alla dinamica dei costi. Quali sono i driver su cui puntare?

La caduta dei ricavi è stata accompagnata da una azione compensativa per aumentare la produttività. Anche i costi sono diminuiti, ma con una dinamica meno accentuata. Utilizzando come indicatore i costi del personale come percentuale dei costi operativi totali (dato particolarmente importante nelle banche basate su reti di sportelli), si evidenzia un rallentamento nella riduzione nella dinamica dei costi, dopo i miglioramenti avvenuti nei primi anni 2000 a seguito della massiccia introduzione dell’automazione e dei servizi Internet.

A proposito di sportelli bancari …

La politica degli sportelli ha un valore segnaletico importante, perché contiene in sé l’effetto di una molteplicità di fattori, incluso il ruolo di variabili di sistema, quale il grado di flessibilità del mercato del lavoro, o ancora il ruolo del localismo oppure la diffusione dei servizi Internet. In Italia, negli ultimi 50 anni, gli sportelli bancari sono triplicati, con un’accelerazione dopo il 1990 – anno che ne decretò la liberalizzazione, fino a toccare il numero di 34.000 nel 2008. Per poi iniziare una strutturale riduzione con l’acuirsi della crisi.
Le grandi banche sono risultate particolarmente attive nella riduzione ( -19% nel 2008-2013), anche a seguito di vendita di filiali. Il processo di riduzione ha coinvolto anche le banche popolari, mentre le Bcc hanno continuato ad aumentare il numero di sportelli anche nella crisi, seppur con tassi di crescita ormai tendenti a zero.

Quale modello sembra oggi prevalere?

La dinamica attuale è di accompagnare la razionalizzazione delle reti con un passaggio da una “giurisdizione territoriale” degli sportelli, motivata dalla prossimità geografica al cliente, a una “competenza socio-demografica”, caratterizzata da sinergia fra canali fisici e virtuali, e da specializzazione nella gamma di servizi offerti in relazione alle caratteristiche socio-economiche dei clienti. Un ruolo importante è giocato dalla tecnologia sia per conoscere meglio la clientela sia per allocare correttamente il credito.

Chiudiamo con la sfida della governance e delle regole: che impatto avrà l’Unione Bancaria sulle banche europee?

L’avvio dell’Unione Bancaria rappresenta un esperimento unico nella storia di tutte le istituzioni europee, iniziando dall’Unione monetaria, passando da quella bancaria, proseguendo con una difficile unione fiscale e anche politica. Secondo il Rapporto, l’unico modo per riuscire in tempi brevi ad arrivare a una piena integrazione è fare sì che ogni passaggio comporti benefici concreti per tutti.
Per avere una vigilanza europea che porti ad avere un settore bancario più omogeneo ed integrato è necessario che vi siano regole comuni: questa è la vera sfida.
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