Panetta: “Ben vengano le fusioni tra le banche”
Il difficile governo in banca uic

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Ben vengano le fusioni tra le banche, e ben vengano le soluzioni di sistema che consentano di alleggerire le banche dalla zavorra dei crediti inesigibili. Non ha parlato espressamente di popolari né di bad bank, ma il vice direttore generale di Banca d’Italia e membro del Consiglio di Vigilanza della Bce, Fabio Panetta, ieri ospite della Fondazione Cariverona, ha fatto chiaramente intendere che Via Nazionale guarda con favore, e spinge, i due grandi cantieri che potrebbero cambiare la fisionomia del mondo bancario italiano. Perché è solo con iniziative di questo tipo che «le banche potranno sostenere i primi segnali di ripresa con nuovi impieghi e, nel medio periodo, rendersi più attraenti per il mercato quando ci saranno da rimborsare i prestiti della Bce e tornare a finanziarsi sul mercato».

In sostanza, servono soluzioni strutturali per problemi che lo sono o rischiano di diventarlo. Nel caso dell’m&a, il tema è quello dell’efficienza: alle banche si chiede sempre più capitale e per essere in grado di remunerarlo la razionalizzazione dei costi e la revisione del business potrebbero non essere sufficienti, ha ricordato Panetta. Di qui, appunto, l’ultima chance: il consolidamento. «Il sistema italiano ha dei margini di miglioramento, c’è una componente importante che può realizzare delle sinergie e le spinte si intensificheranno nei prossimi mesi», e il riferimento è alle popolari e al progetto di riforma. Che tocca da vicino Verona, dove il Banco Popolare si prepara a diventare spa e – come ha ricordato il ceo Pierfrancesco Saviotti, ieri in prima fila al teatro Ristori – ragiona di possibili alleanze dentro e fuori, cioè tra i soci e con altre popolari; della partita potrebbe far parte anche Fondazione Cariverona: «Se il Banco chiama, valuteremo con attenzione », ha detto ieri Paolo Biasi, presidente dell’ente, facendo intendere che la Fondazione è pronta – legge permettendo – a salire nella (quasi ex) popolare.
Altro tema di ieri, i crediti deteriorati e la necessità di liberarne le banche. Da settimane il dossier è allo studio del governo, della Vigilanza e delle banche, e le idee – ha confermato Panetta – si stanno chiarendo: «Non si tratta di costruire una bad bank, ma c’è da individuare le modalità migliori, con la partecipazione delle banche e di soggetti anche pubblici, che consentano a chi ha superato gli esami Bce non sempre in condizioni agevoli di liberare capitale da destinare al credito». Al riguardo, il dg di UniCredit, Andrea Nicastro, ha ricordato che accanto alle iniziative straordinarie ci sono anche «alcune riforme a costo zero che possono riaccendere subito il mercato degli npl, a partire dalla revisione del diritto concorsuale e fallimentare». Maurizio Faroni, dg del Banco, ha posto l’accento sul capitale: «È essenziale che il nuovo impianto regolatorio europeo favorisca questa fase stabilizzando i vincoli patrimoniali delle banche che finanziano famiglie e imprese, già aumentati significativamente».

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