Per diventare proprietari di casa ci vogliono dieci anni di accontamento dello stipendio
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In particolare per i giovani le porte del mattone sono chiuse. Per chi ha meno di 30 anni è durissima comprare un’abitazione. Il 68,7% degli italiani risulta proprietario di casa (Rapporto 2014 della BCE sulla ricchezza e i consumi delle famiglie dell’area dell’Euro) contro una media Eurozona del 60%; ma di tutti questi proprietari solo il 4% sono under 30 (dati Agenzia Entrate).

Il paradosso è che comprare casa in metropoli decisamente costose e ad alta richiesta come Parigi, Londra o New York è più facile e indolore di quanto non sia nelle nostre città. Alla base di tutto viene indicata la capacità di spesa inferiore degli italiani, ovverosia retribuzioni medie troppo basse rispetto ai prezzi, pur ribassati, del mercato immobiliare.

Da questo punto di vista, il confronto con i nostri vicini europei è impietoso. Con un Pil procapite di circa 26.400 Euro (dati Istat), un italiano che voglia diventare proprietario di una casa di 80 mq, valutata intorno ai 176.000 Euro, dovrà immolare alla causa non meno di 10 annualità. In Francia, dove i prezzi delle case sono leggermente più bassi che da noi, le annualità sono due in meno. In UK, dove il prezzo al mq. è più alto, gli anni sono 9. Se guardiamo ai Paesi mediterranei a noi vicini (i famosi PIGS) il confronto è ancora più “irritante”: in Spagna il numero delle annualità da sacrificare è 7, in Portogallo sono solo 5, in Grecia, 6.

La musica non cambia spostando il confronto sulle città al top del mercato immobiliare nei singoli Paesi. Coprire il prezzo d’acquisto di un’unità immobiliare da 80 mq nelle zone centrali di pregio di Roma o Milano, infatti, comporta per le finanze dell’italiano medio l’improponibile accantonamento di oltre 10 anni di stipendio, mentre a Berlino il sacrificio economico è limitato a 6,5 annualità.

Persino nel cuore di New York, dove il prezzo medio al mq. si aggira intorno ai 21.000 euro, le annualità da investire per completare l’acquisto sono solo 6,2.

“Ci sono segnali positivi che si stanno sempre più concretizzando sul mercato immobiliare italiano – osserva Daniele Mancini, amministratore delegato di Casa.it – ma per avere il vero punto di svolta sul mercato bisogna che il nostro PIL inizi a segnare ritmi di crescita più solidi. A quel punto anche per le famiglie italiane tornare a realizzare il proprio sogno immobiliare non comporterà sacrifici di reddito così lunghi come oggi”.

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