Mario Draghi difende il Quantitative Easing
Mario Draghi difende il Quantitative Easing

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Il numero uno della Bce Mario Draghi difende il programma del QE e, in un convegno a Francoforte, afferma che gli acquisti di titoli di Stato da parte di una Banca centrale “non sono qualcosa di nuovo, se non sbaglio lo fece anche la Bundesbank negli anni ’70”.

Draghi aggiunge che esistono “buoni motivi per ritenere che il consistente aumento” del bilancio Bce dovuto al QE “sosterrà un rimbalzo dell’inflazione” verso i target stabiliti dall’Eurotower, e allontanare così la minaccia della deflazione. Nell’area euro, l’inflazione “resterà molto bassa o a livelli negativi nei prossimi mesi, successivamente segnerà una graduale ripresa”.

Il banchiere ha anche tenuto a precisare che il QE ha difeso diversi paesi dell’Eurozona dalle tensioni rinnovate sul destino della Grecia, in quanto ha “fatto da scudo” contro i timori su Atene tornati alla ribalta.

E a chi pensa che il bazooka monetario lanciato dalla Bce possa avere l’effetto negativo di disincentivare le riforme, Draghi si è rivolto affermando che gli acquisti di debiti sovrani, semmai, “ne aumenteranno i benefici”.

Di fatto, le varie “misure recenti decise dalla Bce possono aiutare una ripresa economica più sostenuta”. Certo, gli stati devono adottare un atteggiamento responsabile. Precisamente, “possono e devono creare un ambiente più favorevole agli investimenti attuando rapidamente le riforme strutturali”.

“La politica monetaria orientata alla stabilità e le riforme lavoreranno mano nella mano”, ha concluso.

Gli fa eco il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, secondo cui “il Quantitative easing è un meccanismo estremamente efficace e già lo si vede sui mercati perché, a differenza di altre misure precedentemente prese dalla Bce, è una misura che rispecchia l’esperienza positiva già adottata da altri paesi, segnatamente Usa, Regno Unito e Giappone, in cui procedure simili hanno dimostrato di essere efficaci”.

Poche ore prima il membro del direttorio della Bce Benoit Coeuré, parlando sempre da Francoforte, ha affermato che, nel giorno del lancio ufficiale del programma di quantitative easing (ovvero l’altroieri, 9 marzo), la Bce e le altre banche centrali dell’Eurozona “hanno comprato 3,2 miliardi di titoli del settore pubblico”.

Coeuré ha aggiunto anche che la Bce spera che con gli acquisti di titoli di stato da parte della Bce, le banche “spostino il proprio portafoglio d’investimenti dai bond verso attività più rischiose, come prestiti alle imprese e famiglie”.

Indicativo a proposito degli effetti del QE l’articolo pubblicato sul Financial Times che commenta il calo sofferto ieri dall’azionario. “Ora gli investitori devono decidere se

Utilizzando metafore automobilistiche, il quotidiano britannico ha definito la flessione dell’azionario, alla vigilia, un “pit stop”.

“Martedì abbiamo assistito a un pit-stop, anche se l’euro è sceso ancora. Gli investitori devono decidere se il fuorigiri dell’azionario è un segnale che ormai l’Europa è stata riparata, oppure se devono preoccuparsi del fatto che il crollo dei rendimenti dei bond possa essere un segnale di un tamponamento, andando in avanti”.

E, metafore sull’automobilismo a parte, l’FT fa notare che sono proprio i titoli del settore auto ad aver corso: “Peugeot è in rialzo +58% quest’anno, FCA +47% e Renault +43%, anche dopo le flessioni della seduta di martedì. Altri settori sensibili ai fondamentali dell’economia hanno premuto sull’acceleratore, come i titoli delle società di consumo, con quello dell’industria pesante e mineraria appena indietro”. L’FT fa notare che le peggiori performance sono state riportate dalle “noiose utility, nonostante il forte calo dei tassi dei bond che di solito aiuta).

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