Tra poco pagare accostando lo smartphone al Pos sembrerà già un qualcosa di antiquato
disconoscimento spese

Ancora nessun commento

La tecnologia Nfc, infatti, sta facendo rapidissimi passi in avanti, nella direzione di una sempre più esasperata miniaturizzazione dei device in grado di supportare chip e sensori, a tutto vantaggio della praticità dell’utente. La riprova di questo processo è data dalla crescente diffusione di sistemi di wearables payment: escludendo i digital watch (Apple Watch, Samsung Gear, ecc.), a macinare progressi e diffusione sono soprattutto i braccialetti digitali, che hanno iniziato a stabilirsi al polso di decine di milioni appassionate di fitness, come rilevatori di parametri fisici e quindi hanno via via implementato funzioni sempre più raffinate, compresa quella dei pagamenti Nfc. Ma oggi si affacciano anche i primi modelli di payment rings, anelli da dito che rappresentano il massimo della miniaturizzazione e della comodità nel pagamento.

Secondo una ricerca svolta dal magazine specializzato Business Insider, entro il 2020 il 62% dei device indossabili venduti nel mondo sarà abilitato per svolgere funzioni di pagamento ed  entro la stessa data le transazioni effettuate attraverso questi sistemi si aggireranno intorno ai 500 miliardi di dollari. Un mercato su cui conviene investire, insomma, anche perché i costi di questi aggeggini riescono a essere tutto sommato contenuti (oggi, tra i 30 e i 50 dollari).

E non si tratta di strumenti per geek maniaci di tecnologia elitaria: a dare evidenza mondiale a queste soluzioni è stato un colosso come Visa, che in occasione delle ultime Olimpiadi di Rio de Janeiro ha dotato una cinquantina di atleti dell’Nfc Ring, prototipo sperimentale di anello abilitato a funzioni di pagamento che prevede l’implementazione di due antenne Nfc e un chip prodotto da Gemalto per la memorizzazione dei dati. Il dispositivo wereable integra due antenne ed è in grado di compiere altre funzioni rispetto ai soli pagamenti, come ad esempio la possibilità di scambiarsi dati (come fosse un biglietto da visita) o per aprire le porte. Il tutto previa configurazione dell’anello con il proprio smartphone attraverso un’apposita app, ma con un vantaggio: l’anello opera in maniera autonoma, ovvero una volta configurato non è necessario avere lo smartphone con sé per consentirgli il funzionamento. Questo rappresenta un decisivo passo avanti rispetto, per esempio, allo smartwatch, che comunque per molte delle sue funzioni dipende dal telefono. Dopo il successo olimpico, l’anello dovrebbe arrivare sul mercato entro dicembre (prezzo previsto al pubblico, 39,90 euro), e promette di essere il regalo più caldo del prossimo Natale.

Ma se il Ring di Visa costituisce la punta più avanzata di questo mondo, sono diverse (e spesso ingegnose) le soluzioni che stanno portando a una misura sempre più ridotta e indossabile lo strumento di pagamento. Eccone alcune.

Con circa 30 milioni di braccialetti digitali venduti ogni anno, FitBit è il, leader nel mercato dei wearables. L’intenzione dell’azienda di portare sul braccialetto anche un sistema completo di pagamenti è testimoniata dall’acquisizione, lo scorso maggio, della startup Coin, ideatrice di una piattaforma di pagamento tramite una smart card Nfc.

Più avanti nella competizione è Jawbone, diretto concorrente di FitBit nei wearables per il fitness, che ha già implementato il chip di pagamento nel nuovo modello UP4 (costa 149 dollari), e attraverso un accordo con American Express può essere già utilizzato per effettuare pagamenti in alcuni negozi e catene convenzionate negli USA.

Nonostante la potenza della “casa” Microsoft, il braccialetto digitale Band2 (200 dollari) equipaggiato con tecnologia Nfc ha ancora un campo di azione limitato: l’unico accordo per il suo utilizzo come strumento di pagamento è quello stipulato con Starbucks negli Usa. La tecnologia insomma c’è e funziona, ora bisogna costruire un mercato…

È una soluzione, interessante, per chi non ama avere braccialetti al polso, e tanto meno anelli al dito. La collezione di giacche e impermeabili del brand Lyle & Scott ha inserito il microchip che abilita al pagamento Nfc all’interno delle finiture del polso dei propri capi, il che consente di pagare con un semplice passaggio del polso in prossimità del Pos (i capi a partire da 150 sterline). La soluzione è stata sviluppata in partnership con Barclays, e la rete di negozi convenzionati prevede già migliaia di punti vendita.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI