Popolari, ecco chi scommette sul riassetto
Investment compact, al via il riassetto delle grandi banche popolari

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Rallenta la corsa delle banche popolari, sebbene gli operatori continuino a scommettere sulle possibili combinazioni del risiko, mentre iniziano a emergere i primi nomi di chi ha cavalcato l’onda lunga del blitz di Matteo Renzi. Tra martedì e venerdì scorso, nel pieno dell’ondata di rialzo, Kairos risultava per esempio avere una posizione «corta» (ossia senza possedere fisicamente i titoli) pari al 3% della Popolare Etruria, la più brillante tra le piccole, che è stata poi ridotta al 2,55%. Oppure Aqr Capital Management, un fondo speculativo creato da un ex Goldman Sachs, che la scorsa settimana ha dichiarato una posizione corta sullo 0,92% del capitale di Bper e sull’1,05% del Banco Popolare poi arrotondata fino all’1,14%. Marshall Wace aveva invece una posizione corta sull’1,14%di Bpm.

Chi ha chiesto titoli in prestito, ovvero ha una posizione corta, punta sul fatto che quando dovrà restituire le azioni potrà comprarle a un prezzo più basso — in alcuni casi è già possibile — guadagnando la differenza. E questa potrebbe essere la settimana giusta per portare a casa i profitti. La bolla inizia infatti a sgonfiarsi. La Popolare dell’Etruria, dopo una corsa che le ha fatto guadagnare oltre il 65% ieri è salita «solo» del 3,03% mentre le big sono andate in ordine sparso con Bpm in rialzo dell’2,19% grazie anche alle voci di un interesse da parte di Bnp Paribas, Bper in ribasso dell’0,96%, come Ubi che ha invece perso lo 0,16% mentre è salito dell’1,22% il Banco Popolare. Non si sono mossi solo gli hedge fund. Anche alcuni consiglieri delle banche interessate dalla riforma si sono messi a comprare e vendere. Il vicepresidente della Bper, Alberto Marri ha venuto 13 mila azioni il 19 gennaio, il giorno prima del Consiglio dei ministri che ha varato il decreto sulle Popolari, incassando circa 70 mila euro. Quei 13 mila titoli Marri li aveva comprati appena 10 giorni prima, quando dell’anticipo della riforma nessuno sapeva. Una posizione simile a quella di Angelo Garavaglio, consigliere del Credito Valtellinese, il quale dopo aver comprato tra il 2 e il 9 gennaio 40 mila azioni, il 19 le ha vendute incassando 35 mila euro. Avesse aspettato qualche giorno, lui come Marri, l’incasso sarebbe stato più alto. Anche il presidente di Ubi Banca, Andrea Moltrasio, si è mosso ma in questo caso per comprare: 8.000 azioni a 5,49 euro ciascuna il 16 gennaio, il venerdì precedente il varo della riforma. Ieri quelle azioni valevano 6,38 euro. Si tratta tuttavia solo dei movimenti visibili, non certo quelli che muovono il mercato e di cui non è facile trovare traccia. Intanto il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi è tornato ieri a criticare il decreto «nel metodo e nel merito» promettendo modifiche in Parlamento: «Abbiamo 60 giorni per migliorarlo, ascoltando le stesse banche popolari».
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