«Popolari, la riforma è positiva»
Investment compact, al via il riassetto delle grandi banche popolari

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Di quei sospetti d’insider trading e di quelle operazioni anomale con plusvalenze per dieci milioni in prossimità della riforma delle popolari non ha la benché minima intenzione di riparlare. Da Bruxelles, dove ha appena incontrato il nuovo commissario per i servizi finanziari Jonathan Hill, il presidente della Consob Giuseppe Vegas preferisce spiegare il successo di un incontro bilaterale che apre, di fatto, la consultazione con l’Italia sul libro verde Ue in materia di Unione del mercato dei capitali: «L’incontro con il nuovo commissario è andato molto bene. Lord Hill – spiega Vegas – è un uomo molto concreto: ha citato tra le prime cose da fare la riduzione del sovraccarico di norme e ci ha chiesto quali idee avevamo».

Scusi, presidente, proviamo prima ad affrontare un tema caldo in Italia e a vedere se è possibile un aggiornamento: lei di quelle compravendite anomale di titoli delle banche popolari a cavallo del 16 gennaio, a oggi, che idea si è fatto?
Guardi, su questo non posso risponderle: è in corso un’indagine di Consob. È entrata in gioco anche la magistratura. Fintanto che le indagini sono in atto, io non mi faccio nessuna idea. Al Parlamento abbiamo fornito alcune evidenze quantitative.
Nelle tabelle fornite ai deputati c’erano anche dei dati sull’internal dealing, cioè sulle compravendite di titoli realizzate da dirigenti e amministratori delle banche popolari. Anche su quelle avete acceso un faro?
Esatto. Anche quel fenomeno è oggetto di considerazioni.
Più in generale, lei che valutazione dà del progetto di riforma?
La riforma è un fatto positivo: riguarda delle banche che sono quasi sistemiche, che devono avere un meccanismo istituzionale e di governance come le altre, altrimenti avviene una distorsione del mercato. Tutto ciò che va in direzione di una maggiore concorrenza è positivo ed è evidente che per le aziende di credito oggetto della riforma debba essere considerato l’aspetto dimensionale. Altra cosa, infatti, è il discorso per le banche veramente piccole: in pratica è come se stessimo considerando la differenza fra artigiani e grandi imprese.
Veniamo all’incontro con il commissario Hill. Quali idee italiane lei ha portato nella discussione?
Abbiamo indicato per quel che riguarda l’Italia l’opportunità di ridurre i doveri di comunicazione per le pmi. Insieme all’introduzione del voto multiplo, per le piccole e medie imprese si tratta di iniziative utili e importanti. La mia impressione è che siamo di fronte a un approccio nuovo, prudente e pragmatico, attento all’esigenza di finanziare via mercato le piccole e medie imprese. E questa in particolare è un’idea coincidente con la strategia che la Consob porta avanti da tempo.
A cosa si riferisce?
Due anni fa abbiamo sottoscritto un memorandum of understanding che si chiamava “Più borsa” espressamente finalizzato a migliorare l’accesso al mercato delle piccole e medie imprese e poi abbiamo avuto il fondo dei fondi, i fondi pubblici. Molte nuove imprese si sono quotate al “borsino” dell’Aim. Il punto sul quale c’è tra noi e il commissario Hill una coincidenza totale di opinioni è che il mercato finanziario va considerato un mezzo e non un fine. Lo scopo comune è ottenere più sviluppo e più occupazione.
Che significa costruire un’unione dei mercati dei capitali?
Significa costruire un secondo pilastro essenziale accanto a quello dell’Unione bancaria. L’Unione bancaria deve garantire regole omogenee e controlli uniformi per assicurare stabilità al sistema bancario europeo: ebbene, la stessa cosa deve valere per i sistemi finanziari, per evitare il free ride fra i paesi. Occorre dunque una maggiore unificazione e semplificazione delle regole, con un meccanismo di controllo affidato ai singoli stati ma sulla base di guide Lines omogenee. Abbiamo anche cominciato a parlare di alcune idee per far vivere quest’unione del mercato dei capitali.
Per esempio?
Per esempio l’idea di utilizzare una frazione dell’area dell’Expo per dare vita a un’agenzia con un data base europeo, una piattaforma unica per le piccole e medie imprese basata a Milano, che gestisca tutti i dati e permetta ai risparmiatori di valutare la bontà di questi titoli meno liquidi: è essenziale poterne disporre, se no il mercato resta in ombra. Ma questo è solo il primo passo.
E cosa seguirà?
Intendiamo proporre l’idea di una vera e propria borsa europea per le piccole e medie imprese. Ma con il commissario Hill abbiamo anche valutato l’ipotesi di rendere questi prodotti poco liquidi oggetto di acquisto da parte dei fondi pensione, che sono il tipico investitore istituzionale di lungo termine.

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