Popolari, Ubi e Milano pronte ad aggregare

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I risultati degli stress test ancora sono top secret ma nel settore bancario qualche istituto si sente più “fiducioso” di altri. Tra questi ci sono Banca Popolare di Milano e Ubi Banca, che ieri, per voce dei loro amministratori delegati, hanno fatto un passo avanti candidandosi a possibili poli aggreganti nei prossimi mesi. Tutto ovviamente dipenderà dal Comprehensive assessment della Bce, i cui esiti, attesi per domenica 26 ottobre, riveleranno eventuali fragilità patrimoniali delle principali 128 banche europee. E, manco a dirlo, chi ne uscirà rafforzato potrebbe giocare un ruolo da “predatore” nel risiko bancario destinato (forse) a ridisegnare la geografia italiana del credito. In questo scenario, «nel caso in cui dopo lo stress test ci fossero banche in difficoltà molti osservatori di mercato hanno scritto che noi dovremmo fare da aggregatori – ha detto ieri a Bergamo il ceo Victor Massiah in occasione del congresso del sindacato Uilca -. Avendo sempre detto che la nostra banca è tra le più solide, sarebbe contraddittorio se fossi in disaccordo con questo giudizio». Certo, non ci sarà «nessun automatismo» in termini di aggregazioni visto che l’obiettivo di eventuali fusioni è «creare valore» ma «nel caso in cui ci fossero le condizioni il 2015 potrebbe essere l’anno» giusto, ha aggiunto Massiah.
A non tirarsi indietro è stato anche il consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna. «Se ci sarà un momento di aggregazione cercheremo di guardare e fare la nostra parte». Castagna ha riconosciuto che «a dicembre dell’anno scorso eravamo in grandi difficoltà e abbiamo affrontato un’opera impegnativa» mentre «oggi siamo in una situazione invidiabile: abbiamo liquidità fortissima, segnali dal territorio e colleghi che ci stanno aiutando a mandare avanti la banca. Vogliamo semplicemente continuare su questa strada e cercare di rafforzarci sempre di più, iniziando a dare soddisfazioni ad azionisti e colleghi».

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