«Banche al lavoro per il PayPal italiano»

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Un progetto per creare con le altre banche «un e-wallet italiano che serva per facilitare i pagamenti di e-commerce»; ma anche una bancomat «superdigitale e supersicuro che nasce per essere utilizzato per gli acquisti su Internet», al posto della carta di credito che gli italiani usano malvolentieri.

Roberto Nicastro, direttore generale di Unicredit, ha annunciato due novità frutto dell’«impegno con il quale il gruppo sta puntando sull’innovazione». Lo ha fatto nel corso del convegno “Cambiare X Cambiare” organizzato a Capri da Between, società di consulenza recentemente entrata nell’orbita di Ersnt & Young. Una due giorni, quella a Capri, in cui da anni si ritrova il gotha delle telecomunicazioni e in cui da un po’ di tempo il focus si è molto spostato sul digitale e sull’innovazione. Campi in cui «una banca ha molto da dire», spiega Nicastro, precisando che l’e-wallet (una sorta di PayPal italiano) insieme con altre banche italiane arriverà a gennaio, mentre la carta My Pay entrerà in gioco lunedì.
Tutti segni, insomma, di una focalizzazione di Unicredit su un tema «che rappresenta uno dei driver del piano industriale 2014-2018». In questa programmazione «ci sono 4,5 miliardi a disposizione per gli investimenti», di cui «un miliardo e mezzo sarà per il capitolo innovazione». Sul quale comunque, ha tenuto a specificare Nicastro, Unicredit non è arrivata solo ora. «Il 25% dei clienti che in Italia utilizzano Internet per l’home banking sono nostri».
Certo è che «la tecnologia e Internet da tempo rappresentano per noi una opportunità», ha spiegato Nicastro, dichiarando che la banca sta guadagnando clienti al ritmo di «120mila al mese. Di questi 50mila sono la quota relativa a Fineco», la banca diretta multicanale del gruppo.
L’impegno tecnologico di Unicredit è comunque visibile secondo Nicastro «anche in varie nostre scelte. Penso per esempio a Subito Banca – spiega Nicastro – che è un prodotto studiato per i clienti più anziani e per facilitarne la loro attività nell’home banking». Allo stesso modo, «da tempo abbiamo introdotto un bilancio familiare, una “money map” che stiamo continuamente perfezionando». Nell’ultima versione c’è la possibilità di «capire effettivamente le spese sostenute, grazie a una categorizzazione delle spese fatta dalla banca».
La sfida tecnologia potrebbe comunque portare a timori sul versante occupazionale, pensando a un’automazione che rende sempre meno necessaria la gente agli sportelli. «Io credo che si debba invece cogliere l’aspetto positivo della sfida. Magari ci sarà bisogno di riqualificazioni, ma la crescita del business ripagherà».

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