Prestiti La metà se ne va in spese E la polizza costa fino a mille euro

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Congiuntura difficile per i prestiti personali in Italia. Le banche contraggono l’offerta per mancanza di liquidità e aumento dei rischi, le famiglie non chiedono quasi più soldi per via della crisi e per chi osa provarci le spese sono alle stelle. Per un finanziamento di 5 mila euro i tassi sfiorano ormai il 16% (si vedrà se scenderanno dopo il vertice della Bce il 2 maggio a Bratislava, che dovrebbe tagliarli alla fonte). E se ne domandate 15 mila, il costo della polizza collegata può arrivare a quasi mille euro. È proprio l’assicurazione ora a pesare come un mattone sui prestiti, rivela l’ultima analisi di Corriere Economia nei sei maggiori istituti di credito (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi, Bnl, Bpm) e alle Poste.
Calcoli e risultati
L’assicurazione sul prestito personale copre nei casi di morte, invalidità e soprattutto perdita del posto di lavoro. Dovrebbe essere facoltativa, come da indicazioni dell’Antitrust, del decreto Liberalizzazioni e prima ancora delle lenzuolate bersaniane, (Poste e Intesa, per esempio, sottolineano che da loro si è assolutamente liberi di scegliere), ma spesso lo è solo sulla carta. Basta fare un giro nelle filiali delle grandi banche (l’abbiamo fatto, a Milano) per accorgersi che si può rifiutarla, certo, ma così, molte volte, il prestito non verrà concesso. Perciò abbiamo deciso d’includerla nei calcoli su quanto costa chiedere un finanziamento alla banca. Ecco i risultati. Un prestito personale di 15 mila euro, da restituire in sei anni, costa al risparmiatore in media 6.615 euro: ne vanno restituiti 21.615 fra interessi, polizze, commissioni, estratti conto, imposte. Il picco è di 8.024 euro (Unicredit): più della metà dei soldi ricevuti. Per un finanziamento più modesto, di 5 mila euro, da rimborsare in due anni, la spesa media è di 782 euro (la vetta: 975 euro in Mps).
Su questi dati, la polizza pesa molto. Incide in media per quasi 800 euro (761) sui costi del prestito da 15 mila euro (972 euro in Unicredit, 937 in Ubi, il minimo alle Poste con 547 euro); e supera i 200 euro (122 la media) per quello da 5 mila euro (173 in Mps, 163 in Intesa, minimo in Bpm a 99,50). In più ci si pagano sopra gli interessi, perché in genere viene aggiunta al prestito e inglobata nell’importo erogato. Sul costo finale continuano poi a gravare anche le spese d’istruttoria, che per un prestito di 15 mila euro possono ancora toccare i 450 euro (è il caso Bnl, che però sta rivedendo le condizioni) e in media qui sono di 185 euro (ma sempre le Poste fanno pagare zero).
Attenzione, dunque: ricordate che la polizza è facoltativa e provate a trattare, dopo avere confrontato i costi di più banche (richiedete il modulo europeo Ebic, è l’unico strumento rimasto per paragonare le condizioni, ma la sua consegna pare un optional). L’altra avvertenza è sui tassi. Secondo la nostra analisi — senza pretese scientifiche, sono simulazioni e ogni banca ha indicato il suo parametro — il tasso annuo effettivo globale (Taeg) per i prestiti personali è in media oggi del 12,04% per 15 mila euro (14,22% in Unicredit) e del 13,20% per 5 mila euro (15,55% in Intesa Sanpaolo — e fuori indagine, chiedendo nelle filiali di altre banche come Unicredit, il massimo per quest’importo può superare il 16%, con rimborso in 36 mesi).
È quasi un punto in più rispetto all’analisi del Corriere Economia del settembre scorso (rispettivamente 12,44% e 11,35%), ma questa volta è compresa nel calcolo la polizza: che, attenzione, viene aggiunta di prassi dalle banche all’ammontare complessivo da finanziare.
Il conto corrente in dote
Infine: siate pronti a spostare il conto corrente. È questo che banche e Poste (fa eccezione, dichiara, Bnl) spesso impongono a chi chiede denaro (accade nel 57% dei casi secondo Altroconsumo: «Pratica scorretta»). Portare in dote una somma discreta è la condizione per tassi migliori (in Unicredit una giacenza di 2.500 euro può abbattere il Taeg di alcuni punti). Le banche stanno riducendo il perimetro d’offerta dei prestiti ai clienti in filiale anche per ridurre i rischi. «La conoscenza del cliente consente di avere una profilazione preventiva e facilita l’erogazione», dice Marco Siracusano, direttore marketing privati di Intesa Sanpaolo. Ma il contrario non funziona: essere cliente non è una garanzia. «C’è stato un generale irrigidimento dei criteri per valutare l’affidabilità finanziaria di chi chiede un prestito — dice Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo — . In molti casi viene richiesta la firma di un garante. Oppure si rifiuta il prestito senza dare giustificazioni anche a chi è cliente da anni».
Nei primi tre mesi di quest’anno, dice Assofin, l’erogazione di credito al consumo (crollata l’anno scorso del 12%) è scesa del 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2012, in linea con i mutui (vedi altro articolo). Anche le domande di prestiti (dati Crif) sono diminuite del 5% (e del 18% rispetto al 2009). L’importo medio è passato in quattro anni da 13.152 euro a 12.666. «Le famiglie ricorrono meno ai prestiti e gli intermediari sono più selettivi — dice Giuseppe Piano Mortari, direttore operativo di Assofin — Il combinato di questi due elementi ci fa pensare a un anno ancora in calo, non certo alla ripresa».

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