I principali motori della crescita economica sono innovazione e nuova imprenditorialità
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Molteplici ricerche evidenziano questo teorema economico L’innovazione digitale è ormai diventata una parola chiave per le imprese. I manager si trovano di colpo a dover affrontare e implementare strategie con una forte componente innovativa che comportano domande di business nuove, la cui risposta richiede competenze e conoscenze che al momento non sono esplicitamente presenti in azienda.

Allo stesso tempo occorre capire quale consapevolezza hanno di questo scenario i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Si stanno preparando per entrarvi efficacemente, portando il loro contributo a queste trasformazioni in atto? Nel secondo white paper di EcononomyUp si affrontano queste tematiche.

Le imprese che se lo possono permettere cercano nuove figure professionali e affollano i social network con annunci di lavoro al limite del comprensibile: cercansi SEO SEM Specialist, Social Media Manager, Mobile Developer, Chief Data Officer. Ma non è ancora chiaro quali leve avranno a disposizione per portare innovazione in aziende che, in questo momento, sono lontane dall’aver posto le basi di una vera e propria cultura dell’innovazione trasversale alle business unit e condivisa dal top management. Ecco quindi che diventa chiave la capacità dell’impresa di diventare attrattiva come laboratorio di innovazione (anche rispetto alle technology company americane) sia per attrarre talenti esterni sia per scoprire e valorizzare i talenti interni che già posseggono competenze. Sono quindi utili le digital community e gli innovation LAB.

Per quanto riguarda le competenze di chi sta ancora studiando e deve ancora entrare in azienda, in particolare gli studenti universitari, una ricerca condotta da University2Business (società del Gruppo Digital360) fa emergere un quadro dicotomico. Da una parte la maggioranza degli studenti italiani, ancora oggi nel 2016, si affaccia al mondo del lavoro con una scarsa conoscenza della trasformazione digitale in atto nell’economia e con un approccio passivo al mondo digitale. L’80% degli studenti, infatti, non ha alcuna esperienza concreta nella gestione di progetti digitali (ad esempio blog, pagina Facebook, canale youtube o eCommerce) e il 75% non ha nemmeno conoscenze teoriche sull’innovazione digitale applicata al business. Dall’altra parte, però, emerge un “drappello” di universitari che hanno capito bene l’importanza di saper utilizzare in modo proattivo e progettuale le tecnologie digitali e di essere imprenditoriali e, tra questi, non mancano studenti che stanno portando avanti concreti progetti digitali o vere e proprie startup.

Esempi dove si coltivano le competenze del presente e del futuro ce ne sono anche in Italia. Uno è l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo, un’area al 31° piano del grattacielo torinese della banca,dove 100 persone, guidate da Maurizio Montagnese, monitorano le migliori nuove imprese e mettono a punto nuovi servizi, prodotti e prototipi, principalmente nel settore fintech ma non solo

Anche il Gruppo Snam è attivo su questo fronte: la sua strategia per l’innovazione comprende una call for ideas per startup, un hackathon e soprattutto la “capitalizzazione” del modello di innovazione della divisione IT in altri settori dell’azienda. “L’ innovazione è un ’attività strutturata collettiva e frugale” dice Gloria Gazzano, direttore ICT del gruppo che tre anni fa si è separato da Eni e da allora ha intrapreso un autonomo percorso di innovazione nelle aree tipiche del proprio business, trasporto, stoccaggio e distribuzione del gas: quindi sicurezza, mobilità, ottimizzazione.

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