Utilizzando l’idrogeno per la produzione dell’acciaio avremo un taglio delle emissioni fino al 95%.

Hydra è un progetto «open source», aperto agli utilizzatori

«Costruiremo l’impianto nei nostri laboratori di Castel Romano — » spiega Ugo Salerno, presidente e amministratore delegato di Rina —. La produzione arriverà a 7 tonnellate all’ora. Non si tratta di grandi numeri, ma l’iniziativa sarà molto utile per i gruppi dell’acciaio, per testare le loro produzioni. Hydra è infatti un progetto “open source”, a disposizione degli utilizzatori. Esistono altre due iniziative simili nel mondo, in Svezia e Austria, ma sono realizzate da aziende siderurgiche, non sono “open source”. Il nostro invece è il primo caso al mondo di porte aperte». 

Nell’industria qualcuno ha mostrato interesse per Hydra?
«Abbiamo parlato — risponde Salerno — con Federacciai, che è interessata, così come lo sono Acciaierie d’Italia e altre realtà del settore. Che potranno quindi partecipare all’utilizzo dell’impianto ma non alla costruzione». 

I tempi? 
«La struttura sarà montata e pronta per i test e i collaudi nel 2025 e andrà a pieno regime nel 2028. Naturalmente la produzione su larga scala dipenderà dalla disponibilità e dai costi dell’idrogeno. Perché la decarbonizzazione costa: sarà necessario fare in modo che tutti giochino alla pari a livello globale. In questo senso l’Unione europea sta mettendo in piedi una normativa per bilanciare il costo di produzione in base alle tecnologie. Quindi l’acciaio prodotto senza tagliare in modo consistente le emissioni avrà un sovrapprezzo. L’impronta carbonica si pagherà sempre di più».