Provvigioni troppo alte nelle PPI
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Dopo la lettera al mercato di IVASS e Banca d’Italia del 26 agosto 2015, con cui era stato chiesto alle imprese di assicurazione e agli intermediari assicurativi, ex sezione D del RUI, di predisporre piani operativi e gestionali per il riallineamento di prodotti e la rimozione degli aspetti problematici delle polizze PPI – Payment Protection Insurance, nelle pratiche di vendita e nelle politiche liquidative, la stessa IVASS ha svolto la prevista indagine conoscitiva sui costi delle polizze vendute in abbinamento con i finanziamenti.

L’Indagine era stata avviata con l’analisi dei prospetti informativi estratti dai siti Internet delle singole imprese. Esame che ha evidenziato il livello dei costi a carico dell’assicurato a causa, spesso se non soprattutto, delle provvigioni retrocesse alle reti distributive. Costi, peraltro, non sempre coerenti con la qualità del servizio reso in fase di collocamento e, ancora più importante, non sempre adeguati alle reali esigenze dell’assicurato.

L’indagine, con riferimento al 2014, ha riguardato 215 imprese assicurative, di cui 122 italiane e 93 di compagnie europee attive in regime di stabilimento di cui 77 attive nel settore delle PPI.

Il primo elemento da evidenziare è la raccolta di nuovi premi pari a 1.532 milioni: 869 milioni rami vita (ramo I durata vita, rischio d’invalidità grave dovuta a malattia, infortunio o longevità) e 663 ramo danni (ramo 16 perdite pecuniarie); marginali gli altri rami.

La raccolta è stata fatta quasi completamente da Banche, Poste, SIM, società finanziarie verso i consumatori: il 90% del totale suddiviso in 52% prestiti personali, 38% mutui. Il residuo 10% è stato sottoscritto da imprese.

I prodotti collocati a 5,9 milioni di assicurati, sono stati 642 di cui 509 in forma collettiva dove è il finanziatore che sottoscrive la polizza e 133 in forma individuale. Una larga maggioranza delle polizze è stata venduta “a pacchetto” con entrambe le coperture.

I compensi provvigionali, come già detto, sono stati Euro 679 milioni, mediamente il 44,32% del premio. Una maggiore analisi mostra il 65,2% dei casi fino al 30% del premio, il 24, 2% tra il 31 e il 49 per cento, il 10,4 oltre il 50%.

A questi compensi devono sommarsi eventuali altre commissioni fisse o variabili (rappels) legate a obiettivi alla produzione o forme di partecipazione agli utili.

Infine, il 45% dei premi è riferibile a solo 4 imprese, di cui tre vita, rispetto alle 77 attive.

Ulteriori dati su prodotti e tipologia di assicurati, sono rintracciabili sul sito dell’IVASS.

Pur se si tratta dei primi risultati di un’indagine molto ampia alcune evidenze sono già molto chiare, tre in particolare, peraltro, empiricamente già note.

La prima. Le provvigioni sono molto alte, pur non tenendo conto dei rappels; inoltre il canale agenziale prevede generalmente provvigioni meno onerose rispetto agli intermediari bancari, finanziarie e postali.

La seconda. C’è una forte concentrazione di compagnie attive nel comparto. Due terzi in mano a dieci compagnie e poco meno della metà a quattro compagnie. Ciò, pur in presenza di un sostanzioso numero di compagnie estere, non sviluppa concorrenza. 

La terza. Solo una parte dei consumatori che accendono un prestito personale o un mutuo decide di sottoscrivere una polizza assicurativa.

In attesa delle conclusioni dell’indagine una prima valutazione può essere fatta: il Paese è ancora sotto-assicurato con conseguenze spesso gravi per singoli consumatori o nuclei finanziari.

Tra i motivi vanno inseriti i costi, senza dimenticare, non oggetto dell’indagine una corretta e trasparenza informativa fin dal momento pre-contrattuale. 

L’Authority di settore ha emanato varie norme, sollecitazioni e indicazioni al mercato, la speranza è che gli operatori le applicano al meglio nei tempi più brevi possibili.

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