Richiedere un prestito? Ancora un problema

Ancora nessun commento

Mentre l’OCSE lancia segnali positivi annunciando che finalmente il superindice dell’organizzazione internazionale è tornato in terreno positivo in Eurozona, grazie soprattutto all’inversione di tendenza in atto in Francia e in Italia, la situazione del credito continua ad essere critica con tutte le prevedibili conseguenze a cascata sul sistema economico e sulle famiglie.

A livello congiunturale l’Istituto di Palazzo Kock ha rilevato una contrazione dei prestiti al settore privato dello 0,9% rispetto al mese di dicembre, un dato che è il peggiore tra quelli registrati negli ultimi 14 mesi e che consolida la situazione negativa dell’ultimo periodo se si pensa che su base annua il calo è dell’1,6%.

Corre sullo steso binario la situazione delle famiglie le quali registrano anch’esse il peggior dato delle ultime 14 mensilità con un dato congiunturale che parla di minori prestiti alle famiglie per una quota dello 0,5% che diventa -0,6% su base annua. Anche peggiore la situazione delle società non finanziarie che rispetto a dicembre registrano una flessione del 2,2% mentre rispetto all’anno passato il calo è addirittura del 2,8%.

Sul fronte mutui la parola d’ordine è stabilità: con un mercato immobiliare ingessato dalla diffidenza delle famiglie nei confronti della possibilità di contrarre finanziamenti dalla lunga durata è comunque ancora la posizione restrittiva delle banche a spingere in basso l’ammontare dei mutui erogati. I tassi sono rimasti a gennaio sostanzialmente stabili con le famiglie che per l’acquisto di una prima casa devono fare fronte a interessi in media del 3,92%.

Le erogazioni sono tuttavia calate in un anno di oltre il 48% secondo l’ultimo bollettino statistico diffuso sempre da Bankitalia: una situazione che accomuna sostanzialmente l’intero paese se si considera che in tutte le regioni il calo oscilla tra il 35 e il 60% senza che nessuno nemmeno si avvicini al territorio positivo. Per quanto concerne il credito al consumo il costo dei tassi di interesse è invece cresciuto fino ad arrivare al 9,59% che rappresenta un cospicuo rialzo rispetto alla quota di dicembre ferma al 9,09%.

Differenziando i prestiti in base alla loro entità scopriamo che per i finanziamenti inferiori al milione di euro il tasso scende a quota 4,39 laddove in dicembre si attestava al 4,43%. Per i prestiti di entità superiore l’interesse cala dal 3,15% al 3,09%.
Sul fronte risparmiatori non rappresenta una buona notizia il fatto che siano diminuiti gli interessi relativi al denaro depositato in conto corrente che adesso rende in media solo l’1,17% mentre in dicembre rendeva l’1,25%. Comunque si registra una crescita della raccolta del denaro depositato presso le banche pari al 7% rispetto al mese di dicembre, in linea con il confronto su base annua che registra un incremento del 7,7% rispetto al 2012.

Al contempo cala la raccolta obbligazionaria con una flessione congiunturale del 4,8% che su base annua ammonta invece al -2,2%. Una situazione che sembra fotografare una realtà di sempre maggiore diffidenza nei confronti degli investimenti in un momento di perdurante incertezza sui mercati finanziari; va comunque considerata con favore la crescita dei depositi la quale potrebbe preludere ad una ripresa del tasso di risparmio propedeutica a sua volta ad una ripresa della crescita della ricchezza.
Bankitalia rivela tuttavia che a crescere sono anche le così dette situazioni di sofferenza a conferma del difficile momento economico e finanziario che sta attraversando il settore privato: nel mese di gennaio le sofferenze sono cresciute del 16,6% rispetto al mese di dicembre mentre rispetto all’anno passato l’incremento è stato un consistente 17,5%.

I dati diffusi non lasciano indifferente Confindustria che ancora una volta ha lanciato l’allarme e puntato il dito contro il sistema bancario reo di ridurre ad un rivolo il flusso di finanziamento con il risultato di inasprire la crisi in atto.  Per l’Associazione che rappresenta gli interessi industriali siamo a rischio di una terza fase di strozzatura del credito, dopo quelle già verificatesi nel 2008 e nel 2011, e le responsabilità sarebbero da ascriversi a banche che chiedono tassi sempre più alti e sono sempre più selettive nella concessione dei finanziamenti, meno rilevante sarebbe il restringimento della domanda.

Per il Centro Studi di Confindustria la prova dell’eccessiva selettività delle banche è da vedere nel fatto che l’ammontare dei prestiti cala più velocemente del PIL: a livello temporale la flessione della domanda di finanziamenti sarebbe l’effetto, non la causa, di una stretta dell’offerta la quale avrebbe posto le basi della successiva recessione.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI