Riforma BCC: l’ora della scelta
Nessuno tocca le Bcc (ci ha già pensato Visco)

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E’ a quanto pare appena scaduto il termine entro il quale gli intermediari intenzionati ad assumere il ruolo di capogruppo nazionale o provinciale erano tenuti a dare formale comunicazione.

Si avvia dunque il cantiere della riforma del sistema del credito cooperativo dopo la lunga e perigliosa fase di progettazione.

Quanto alle Capo gruppo dovrebbero ormai aver già consegnato i piani con cui illustrare, nel dettaglio, le azioni che intendono intraprendere per assicurare il rispetto, in un arco di tempo definito e contenuto, di tutti i requisiti, sia di patrimonio netto sia di altro tipo, richiesti dalla normativa ai fini dell’assunzione di tale ruolo. Interessante sarà la scelta delle figure apicali, tanto più che Banca d’Italia ha auspicato la valorizzazione di merito e personalità “di livello europeo”, visto la necessità di interloquire con la Bce e le altre authority europee.

Le stesse  BCC interessate dalla riforma, in occasione dell’approvazione del bilancio 2016, sono tenute a deliberare in assemblea a quale gruppo intendono aderire, comunicandolo alla rispettiva capogruppo e alla Banca d’Italia entro i successivi 10 giorni. E, in un gioco prospettico, a fondersi. Banca d’italia infatti con la comunicazione del 4 gennaio 2017 ha invitato le BCC a realizzare con tempestività i processi aggregativi al fine di rafforzare la stabilità dei singoli intermediari e dell’intero sistema del credito cooperativo. Del resto l’obiettivo è ben chiaro: agevolare il conseguimento di livelli di efficienza adeguati al nuovo contesto competitivo (quale si è andato delineando con l’Unione bancaria e l’accelerazione impressa, tra l’altro, dall’evoluzione tecnologica), nonché ampliare le fonti di finanziamento delle banche cooperative, anche attraverso l’eventuale accesso delle capogruppo al mercato dei capitali, con l’attenzione per gli ilteriori benefici attesi in termini di miglioramento dei meccanismi di governance e impulso alle necessarie azioni di razionalizzazione e ammodernamento del sistema, anche con riguardo alle reti distributive.

Fallito il progetto della  costituzione di un Gruppo Bancario Cooperativo nazionale unico, pare che a Via Nazionale  si aspettino la costituzione di massimo tre gruppi che, da normativa, hanno tempo fino a maggio 2018. Tuttavia pare che le operazioni di concentrazione avverranno prima  e ciò porterà ad una riduzione del numero dei gruppi bancari dagli attuali 486 a poco più di 120. Certo è che anche le BCC più virtuose dovranno fare i conti con la perdita di autonomia a favore degli stringenti poteri di coordinamento e controllo della capogruppo, e che la primavera 2017 si prospetta più calda che mai. Sarà maggio infatti, orientativamente, il mese in cui si scioglieranno molti nodi e le sensazioni si trasformeranno in comunicazioni ufficiali di adesione. Per ora “le voci di corridoio” danno per quasi certa la volontà di circa cento istituti di aderire alla Banca Centrale trentina mentre su ICCREA regna la totale riservatezza. Del resto quest’ultima non ha problemi di capitale richiesto, mentre è tutto da decidere per la prima in termini di contributo in vista del miliardo richiesto dalla legge.

L’obiettivo è – come è noto – la stabilità attraverso l’adozione di modelli organizzativi con aspirazioni di europeità e la regola ribadita è – in questa fase – quella della non discriminazione:  niente selezione tra le banche “migliori” e pari trattamento per quelle in difficoltà.

Insomma i prossimi mesi saranno impegnativi per le BCC , contese tra i tanti dubbi e qualche intima certezza come quella che è arrivato ormai il tempo della scelta.

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