Ritrovate 425 monete d’oro risalenti al IX secolo
Un gruppo di ragazzi nell'ambito di un vasto progetto volto ad avvicinare i giovani alla storia, legato agli scavi presso Yavneh, a sud di Tel Aviv hanno ritrovato 425 monete d'oro risalenti al IX secolo.
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Un gruppo di ragazzi nell’ambito di un vasto progetto volto ad avvicinare i giovani alla storia, legato agli scavi presso Yavneh, a sud di Tel Aviv hanno ritrovato 425 monete d’oro risalenti al IX secolo. Il tesoro era stato riposto in un contenitore d’argilla e nascosto nella sabbia. “Stavo scavando nel terreno – afferma Oz Cohen, uno dei giovani responsabili del ritrovamento – quando ho notato delle forme che sembravano foglie molto sottili, ma erano in realta’ delle monete d’oro. E’ stato davvero emozionante trovare un tesoro cosi’ speciale e antico”. Le monete, che pesano meno di un chilogrammo e sono costituite da oro puro, risalgono al IX secolo, quando il califfato abbaside governava un vasto impero che si estendeva dalla Persia al Nord Africa. “Si tratta in effetti di un tesoro raro – commenta Robert Kool, esperto di monete presso l’Autorita’ israeliana per le antichita’ – che potrebbe aiutare gli archeologi a comprendere piu’ a fondo gli eventi che si sono succeduti nel corso dei secoli in quel periodo storico”. 

Oltre alle monete, lo scavo ha portato alla luce anche 270 piccoli ritagli d’oro, una valuta comune nei paesi islamici a seguito della scomparsa di monete di bronzo e rame. “Il denaro in quel periodo – continua Kool – aveva una grande fluidita’, specialmente durante la rivalita’ tra Israele e l’imperatore bizantino Teofilo, che governo’ dall’829 all’842 d.C. Si tratta di uno dei periodi meno compresi e piu’ controversi dell’Israele, per cui ogni indizio puo’ essere prezioso”. L’analisi delle monete fornisce indizi sui nomi dei governatori di Baghdad, dell’Egitto e di altre aree limitrofe. “Secondo alcune ipotesi – commenta Liat Nadav-Ziv, archeologo presso la Israel Antiquities Authority – potrebbe trattarsi di un tesoro sepolto volontariamente, con l’obiettivo di recuperarlo in seguito”. Il ricercatore sottolinea che l’azione di fissare il recipiente con un chiodo suggerisce l’intenzionalita’ di mantenere stabile il contenitore in modo da poter tornare a recuperare il denaro. “La scoperta – conclude Elie Haddad, collega e coautore di Nadav-Ziv – potrebbe indicare che tra i residenti della zona e gli abitanti di aree remote si svolgesse regolarmente il commercio. Possiamo solo ipotizzare il motivo che impedi’ al proprietario di raccogliere il bottino”. 

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