Sace: Aspettando lo sbarco in Piazza Affari va sul mercato a caccia di mezzo miliardo

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saceUn assegno da 799 milioni a beneficio della controllante Cassa depositi e prestiti. E il via libera al lancio di un prestito subordinato da 500 milioni che farà da primo banco di prova per misurare l’apprezzamento tra gli investitori istituzionali, in attesa che si concretizzi entro l’anno lo sbarco in Piazza Affari auspicato dall’amministratore delegato Alessandro Castellano, dalla Cdp e dal dicastero dell’Economia di Pier Carlo Padoan, che dal capitolo privatizzazioni si aspetta un incasso dello 0,7% del Pil all’anno per un triennio. Ossia 10 miliardi.
E’ un calendario fitto di appuntamenti quello del gruppo Sace, il principale motore di sostegno dell’export, con 72 miliardi di impegni (credito all’esportazione, assicurazione dei pagamenti, garanzie, factoring) e un portafoglio di 25 mila aziende seguite in 189 paesi.
Le prime mosse sono all’insegna di una composizione ottimale del capitale, dopo le verifiche positive sui flussi finanziari attesi del nuovo piano industriale, elaborato con l’ausilio di Bain & co., e i riscontri che non ci sarebbero tensioni sul rating A- di Fitch (un gradino sopra il debito della Repubblica BBB+ che l’agenzia ha mantenuto nonostante il declassamento di S&P). Così l’ultima riunione di dicembre del board Sace, presieduto dall’ambasciatore Giovanni Castellaneta, ha deliberato il pagamento di 799 milioni come richiesto da Cdp. La manovra di fine anno (tecnicamente non è un’extra-cedola ma un rimborso di capitale attingendo alla liquidità disponibile) è la coda delle intese nate con il passaggio dal ministero dell’Economia alla Cassa di via Goito di Sace, Snam, Simest e Fincantieri. Nell’autunno 2013 l’allora ministro Fabrizio Saccomanni invitò Sace a valutare il possibile rimborso di 1,8 miliardi al suo azionista. A dicembre il gruppo assicurativo di Castellano versò i primi 1,001 miliardi. E adesso è la volta del secondo rilascio di risorse patrimoniali che chiude il conto, dando seguito alle richieste dell’azionista unico.
Garanzia
Ma la Sace non vedrà indebolito il suo potenziale per sostenere oltreconfine grandi gruppi e pmi, arricchito anzi dal lancio del Fondo sviluppo export (350 milioni assieme a Bei per la sottoscrizione di mini-bond) e dalla piattaforma Trade finance.
Il patrimonio, ancorché ridotto a poco più di 4,1 miliardi dopo l’ultimo versamento a Cdp, oltre a riserve tecniche per 2,5 miliardi, è ritenuto adeguato agli impegni crescenti del piano industriale. Intanto perché è alle ultime battute la garanzia statale prevista dal decreto Competitività per i rischi «non di mercato» (già emanato il decreto, manca solo la firma allo schema di convenzione tra Sace e ministero dell’Ecobomia), una sorta di riassicurazione che scatterà per eventuali perdite eccedenti certe soglie in settori strategici.
E poi perché entro gennaio o al massimo la prima settimana di febbraio, salvo brutte intemperie su Borse e tassi, ci sarà il debutto di Sace sul capital market con il collocamento del prestito ibrido da 500 milioni, strutturato assieme ai joint bookrunner e lead manager Barclays e Citi (in squadra ci saranno anche Unicredit e altri) come un perpetual, senza data di scadenza, e prima opzione di rimborso al decimo anno. Un titolo a tasso fisso con cedola attesa attorno al 5%, secondo fonti di mercato, e un meccanismo di aggiustamento legato all’interbancario (tasso midswap). Sarà quotato alla Borsa di Lussemburgo sulla base di un documento d’offerta a cui stanno lavorando gli advisor legali Chiomenti, per Sace, e Clifford Chance, consulente delle banche che compreranno l’emissione per ricollocarla tra gli investitori.
Un bond di fatto analogo a capitale. In genere le case di rating attribuiscono agli ibridi una componente azionaria del 50% ma nel caso di Sace, viste le caratteristiche dei titoli, l’agenzia Fitch lo conteggerebbe quasi per intero nella valutazione del patrimonio e del merito di credito. L’operazione è ormai in rampa di lancio, con la stesura degli ultimi contratti e l’avvio del pre-marketing che sarà seguito da un road show per presentare sulle principali piazze finanziarie il gruppo guidato da Castellano, che ha chiuso i primi nove mesi del 2014 con un utile netto di 377,5 milioni, in forte crescita, premi netti di 211 milioni e oneri per sinistri saliti a 278 per gli indennizzi riferiti alle polizze con l’Iran, colpito dalle sanzioni Onu e Ue.
In pratica è un vero debutto sul mercato dei capitali. Utile per rimpolpare la dotazione di mezzi assimilati a patrimonio. E per testare l’apprezzamento in vista della privatizzazione sulla scia delle omologhe europee, come la francese Coface e la spagnola Cesce. La strada prescelta (anche se mai ufficializzata) è quella dell’ipo in Borsa, forse fino al 60% come aveva indicato il governo Letta. Al lavoro ci sono da tempo Goldman Sachs, advisor di Sace, e SocGen per Cdp. Proprio la banca francese aveva valutato il gruppo romano di Piazza Poli 6 miliardi nell’ambito del trasloco dal ministero alla Cassa depositi.

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