Si attendono in settimana le trimestrali di Microsoft e di altri colossi
Dopo i conti delle grandi banche di investimento, risultati nel complesso più in scuro che in chiaro, arriveranno da questa settimana le trimestrali di altri colossi.

Dopo i conti delle grandi banche di investimento, risultati nel complesso più in scuro che in chiaro, arriveranno da questa settimana le trimestrali di altri colossi. Oltre Microsoft, c’è attenzione anche sui risultati di Visa e Mastercard, i due big globali delle carte di credito, oltre che di American Express, alla luce dell’allarme lanciato da Discovery Financial Services, secondo cui sta aumentando in prospettiva il rischio di insolvenza degli utilizzatori di credit card, i cui costi negli Usa sono in forte crescita. In una recessione data per imminente negli Stati Uniti, ma che i dati di crescita mostrano ancora lontana, l’anello debole dell’economia americana è rappresentato dai consumi, che rappresentano buona parte del Pil e che appaiono minati da un’inflazione che ha forse solo iniziato la fase di rientro. Ed hanno colpito, in un mercato del lavoro tornato da piena occupazione dopo lo choc del Covid, anche i massicci tagli annunciati dai colossi tecnologici.

Ha iniziato, solo per restare alle principali operazioni a cinque cifre, già a novembre, Meta-Facebook con una riduzione di 11 mla dipendenti, il 13 per cento dell’organico, mentre più recentemente è toccato ad Amazon che ha preannunciato 18.000 tagli a livello globale, quindi a Microsoft, che ha annunciato 10.000 tagli nel 2023, e infine a Google, che parla di 12.000 tagli in arrivo. Dietro questa raffica di annunci allarmanti, c’è ancora la preoccupazione per un calo di consumi di prodotti tecnologici dovuta alla recessione in arrivo. «Dei big tecnologici Usa solo uno non ha tagliato: Apple – osserva Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte -. In pratica stanno tagliando quelle aziende che avevano assunto di più durante la pandemia e che ora che le cose vanno peggio devono dimagrire. Apple, che aveva mantenuto il suo peso forma in passato, ha meno esuberi da smaltire».

Il test di Tesla e il caso Netflix

A questo punto diventa particolarmente interessante come vengono spiegate dai bilanci di fine 2022 queste corse alla riduzione dei costi. Si parte martedì con i dati di Microsoft, per passare il giorno a quelli di Tesla che ha già annunciato un calo dei prezzi delle sue auto e che teme un calo dei consumi. Sugli utili c’è un’aspettativa generalizzata di taglio delle stime. Quelli del quarto trimestre di Netflix, che la scorsa settimana ha anticipato l’apertura della stagione dei bilanci tecnologici sono scesi il oltre il 90%, ma il titolo è salito solo grazie al forte aumento degli abbonati, superiore alle attese degli analisti, con il recupero di tutto quanto aveva perso nella prima parte dell’anno. Il test di Microsoft e Tesla sarà interessante in attesa poi degli altri grandi gruppi che completeranno il quadro. Alphabet-Google e Meta-Facebook presenteranno i conti il primo febbraio, Apple il 2 febbraio, Amazon il 3 febbraio e infine l’8 febbraio Walt Disney, la società sulla quale gli analisti hanno le migliori prospettive, per quanto riguarda la crescita degli abbonati di videostreaming, e quindi l’unica che sulla carta che potrebbe, se verranno rispettate le previsioni, ripetere l’exploit borsistico dopo i conti di Netflix.

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