Sorgenia evita il fallimento ma passa sotto il controllo delle banche
Sorgenia evita il fallimento ma passa sotto il controllo delle banche

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Il tribunale di Milano ha dato via libera al riassetto dell’enorme debito di Sorgenia: 1,8 miliardi di euro. La società energetica evita così il fallimento passando – a breve – sotto il controllo delle banche. L’omologa del tribunale era l’ultimo passo per il salvataggio del gruppo controllato dalla Cir (famiglia De Benedetti) e dall’austriaca Verbund. Con questo passaggio vengono autorizzati un aumento di capitale da 398 milioni e un prestito convertendo da 198 milioni: in questo modo le banche con cui Sorgenia era indebitata potranno trasformare i loro crediti in capitale. Il creditore che rischiava di più è il Montepaschi (600 milioni)”.

Il punto, secondo “Il Giornale” è che un’operazione del genere non è certo alla portata di tutti gli imprenditori che hanno debiti con le banche. Anche perchè di solito queste “chiedono ai debitori di rientrare velocemente e senza discutere troppo. E, prima ancora, si guardano bene dal prestare soldi a imprenditori che mostrino crepe nell’assetto finanziario”.

Molti sono stati d’altronde gli artigiani che non ce l’hanno fatta – continua il quotidiano – perchè non hanno ricevuto prestiti dalle banche, così come molti proprietari di case sono stati “pignorati perché non ce la facevano a pagare le rate del mutuo”.

“Non è stato così con Sorgenia: tutti ai piedi dei De Benedetti. Lo scorso luglio, quando fu raggiunto l’accordo base per evitare il fallimento, il gruppo energetico aveva accumulato un debito mostruoso: quasi 2 miliardi di euro con 21 istituti. Che in passato avevano largheggiato con la società controllata dall’editore di Repubblica ed Espresso (in anni recenti ha lasciato i ruoli operativi ai figli) nonostante che le attività di Sorgenia andassero male. Uno degli asset più famosi, la centrale elettrica a carbone di Vado Ligure partecipata tramite Tirreno Power, ha perso 384,4 milioni di euro tra inizio 2013 e ottobre 2014 ed è gravato da un debito di 894 milioni”.

L’accusa del quotidiano è rivolta agli ultimi governi. “L’aiutino è arrivato puntuale dal governo Renzi. Il che spiega anche perché il quotidiano di famiglia (La Repubblica) sia così benevolo con il premier”.

“Si tratta di un decreto firmato a fine giugno dal viceministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti (professore alla Sapienza molto vicino a Bersani e Visco): sembra che la titolare del dicastero, Federica Guidi, non ne fosse informata a differenza del presidente del Consiglio. Il provvedimento era previsto anche nelle leggi di stabilità dei governi Monti e Letta. Insomma, a sinistra cambiano i governi, non l’ossequio all’Ingegnere”.

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