Stefano Quintarelli punta il dito sui notai che sono ricorsi al Tar in tema di startup
SConself,srl,conshelf,,cfd,milano,ingegneria,gestionale,biomedica

1 commenti

“Questi avranno tutte le ragioni del mondo, in punta di filologia del diritto, ma non si rendono nemmeno conto del danno reputazionale che fanno al paese”. “Questi” sono i notai, chi scrive è Stefano Quintarelli, deputato del Gruppo Misto, informatico e storico imprenditore nel settore delle telecomunicazioni e di Internet, che così ha commentato sul suo blog la notizia della decisione della categoria di ricorrere al Tar contro la norma che, dal 20 luglio, consente alle startup innovative di registrarsi come tali senza ricorrere alla loro prestazione professionale ma utilizzando una firma digitale. Il Consiglio nazionale del Notoriato ha infatti deliberato nei giorni scorsi di presentare ricorso al Tar Lazio contro il decreto ministeriale (dm) 17 febbraio 2016,quello che stabilisce le modalità di redazione degli atti costitutivi di società a responsabilità limitata startup innovative e, di conseguenza, contro il decreto direttoriale del primo luglio 2016 e la circolare 3691/C 2016, che sono strettamente connessi al dm di febbraio.

“Proprio ieri – scrive Stefano Quintarelli – parlavo con un gestore di un piccolo fondo USA, che ha scelto di venire ad abitare in Italia per la qualità della vita, che sostanzialmente, in Europa, non prendeva nemmeno in esame le forme societarie italiane per la complicazione burocratica ed io l’ho pregato di guardarsi le normative attuali, chè gli ultimi governi hanno fatto molto per semplificare, per farci assomigliare ad un paese moderno”. Ma il parlamentare ritiene evidentemente che questa ultima mossa da parte dei notai vada nella direzione contraria.

Non è l’unico. Già nei mesi scorsi, quando ancora il cammino legislativo della normativa sulla firma digitale non si era concluso, Nicola Mattina, imprenditore di lungo corso e oggi Ceo di Stamplay, scriveva su Facebook: “La banale verità è che i notai sono del tutto inutili in fase di costituzione di una società. In Gran Bretagna, per aprire una Ltd è sufficiente fornire una copia di una bolletta pagata o di un estratto conto oltre alla copia di un documento. Dopo di che, in Italia, per operare come azienda devi aprire una partita Iva, quindi non vedo proprio dove sia il problema della costituzione di società anonime. Io non userei manco la firma digitale…”

Ma sul social network di Mark Zuckerberg non tutti sono d’accordo con queste tesi.“Se decontestualizzate questa vicenda dal quadro di insieme, non si comprende il motivo della protesta” scrive Salvatore Totino Longo, Ceo di Masserie Digitali Srls, società di consulenza aziendale di Lecce, e proprietario di Netec Research. “E’ da oltre un anno – prosegue – che la categoria dei notai è sotto attacco per ragioni differenti. Si sta cercando in tutti i modi di limitare il diritto alla proprietà in tutti i campi (da quella immobiliare a quella mobiliare) e maggiormente ai fini fiscali (il vero obiettivo è questo), delegando la possibilità allo Stato di intervenire in presenza di evasione fiscale presunta e non accertata. Mentre da un lato ci sono le categorie dei commercialisti e degli avvocati che sono pro queste operazioni per togliere una quota di mercato ai notai ed intervenire su questo, dall’altro i notai cercano di essere l’ultimo baluardo per evitare che si rottami la tutela del cliente/assistito.  Cosicchè, mentre da un lato assistiamo ad una ‘liberalizzazione’ legittima per adeguarsi al mercato – e che sostengo tra l’altro- dall’altro non esiste una tutela della proprietà privata di pari valore, con la differenza che altre categorie vogliono entrare per mere ragioni di convenienza in situazioni cui mancherebbe il diritto di farlo (il notaio è pubblico ufficiale) inserendo strumenti di protezione adeguati al processo innovativo che si vive e ancora non normato anche nelle linee generali o di quadro”.

Di parere diverso Roberto Scano, presidente della Commissione e-accessibility Uninfo e fondatore e presidente di IWA Italy (associazione professionale per la qualità del web): “I notai – scrive su Facebook – ricorrono norma che prevede di aprire aziende senza di loro. Mi chiedo perché per molte altre cose dobbiamo ancora pagargli pizzo”. E propone che la possibilità di sostituire al notaio un documento tipizzato con firma digitale venga estesa anche a tutti gli altri tipi di azienda.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

1 commento

  • Cesare Licini ha detto:

    Stefano Quintarelli punta il dito sui notai che ricorrono al Tar in tema di costituzione di srl startup senza atto notarile, pensando che sia solo una questione “in punta di filologia del diritto” che però fa un danno reputazionale al paese”. Fosse solo “filologia”, saremmo i primi a plaudire le riforme. La cosa è molto più seria. Ogni prospettiva di progresso deve prima di tutto garantire alle collettività il “diritto alla sicurezza pubblica”. È l’ordine pubblico, che contrasta le infiltrazioni del crimine internazionale, transfrontaliero e digitalizzato sulle piattaforme digitali, peraltro al centro dell’azione UE (”European Agenda on Security”). Sono strategie di prevenzione lungo i canali della comunicazione nelle reti globali per impedire che proliferi l’anonimizzazione criminale che si mimetizza fra la gente comune usano le stesse vie legali dei mercati della circolazione globale. E le strutture devono essere adeguate allo scopo di evitare comportamenti individuali distorsivi. In questo quadro, i notai sono “agenzie di prevenzione e contrasto” in qualità di terminali fiduciari e pubblici di controllo a capacità certificativa statale. Sulle porte della legalità, il notaio-gatekeeper identifica gli attori e può cogliere “segnali di allerta” o elementi visibili della filiera.
    Il modello di accesso diretto ai registri pubblici, senza notaio, è proposto per lo scopo nominalmente apprezzabile di ridurre i costi, sostenendo che la soluzione sia allora che l’iscrizione debba potersi concludere on-line da parte dei privati, senza mediazione di certificazione pubblica. Ma questo è invece estremamente pericoloso, perchè apre consapevolmente nella rete della sicurezza giuridica grossi buchi attraverso i quali si può riuscire a nascondere l’identità del costituente e di chi ha il controllo di queste entità. E non basta sorridere, davanti alla mediocre giustificazione del risparmio di spesa. Non si può non fare i conti col fatto che il progetto mette a disposizione esattamente lo strumento capace di nascondere l’identità del costituente, prestandosi a scopi illeciti perchè favorisce l’anonimato, l’abuso, l’usurpazione e il furto di identità, nonché l’utilizzo per attività illecite come il riciclaggio, il finanziamento al terrorismo, l’evasione fiscale, la corruzione, la creazione di “fondi neri”, la sottrazione al pagamento di sanzioni, e tutto spesso su scala internazionale.
    E allora si impone il principio di precauzione, perchè l’incalcolabilità delle conseguenze non consente altrimenti di controllare le ricadute negative causate dall’incertezza, anche a costo di rinunziare a(d apparenti) benefici in termini di riduzione di costi e di concorrenzialità.
    Questa dimensione impone di rafforzare, non di ridurre, la due diligence sulla trasparenza e sulla certezza. L’illegalità è sofisticata e perciò occorre alzare il livello del gioco per isolare al massimo entità create per confondere e nascondere, rispetto a legittime strutture giuridiche, soprattutto in materia di tracciabilità e prova della identificazione nelle società costituite on-line.
    I progressi nella lotta contro il crimine finanziario passano attraverso norme che diano una effettiva regolazione specialmente per quanto riguarda la reale possibilità di un tracciamento che consenta di risalire al titolare effettivo, sostenuto dalla notarizzazione delle identificazioni. Occorre essere consapevoli dei pericoli che discendono dall’affidarsi a informazioni fornite solo dall’utente; è lecito mettere consapevolmente in pericolo lo stesso principio della rule of law sull’altare della tesi-ideologia che l’individuo sa gestirsi perfettamente da solo?
    Il “gestore di un piccolo fondo USA” con cui parlava Quintarelli, che snobisticamente “non prende nemmeno in esame le forme societarie italiane per la complicazione burocratica”, forse non sa due cose. Una, che le amate società americane sono anche proprio le famigerate shell companies (“conchiglie vuote”), società finte che servono solo come veicolo per transazioni varie da parte del loro dominus , più o meno solo pixel sullo schermo di un computer, e che in Nevada, Delaware, Wyoming è fiorente e con ben poche regole, nessuna delle quali prevede che siano raccolti dati sul beneficial owner, la fornitura di servizi di immatricolazione societaria di shell companies non tracciabili.
    Due, che più delle brutte figure – ma siamo in buona compagnia, perchè sull’analogo progetto di direttiva comunitaria c.d. SUP (societas unius personae, la …risposta europea alle shell companies), su richiesta del Bundestag (“l’immatricolazione della SUP on-line senza controllo d’identità apre le porte a numerose possibilità di abuso e ferisce la fiducia nell’esattezza dei registri di commercio”, mentre “la Germania pretende un livello di sicurezza adeguato nel quadro dell’immatricolazione on-line e così il mantenimento dell’intervento notarile quale fattore chiave nel caso di costituzione di società”), è stato rigettato il testo proposto “fai-da-te” -, bisognerebbe leggere le performances notarili alla voce “starting a business” di Doing Business, dove l’Italia è al terzo posto della classifica di Paesi simili al nostro, appena dopo UK, e pari con US, i quali però, a parità di efficienza, non danno la garanzia intrinseca di legalità che garantisce solo il notaio (USA 46, UK 45, ITA 46).
    Soprattutto, bisognerebbe tenere conto del cruciale rapporto “The Puppet Masters”, 2011 della Banca Mondiale con UN Office on Drugs and Crime(UNODC), e StAR (Stolen Asset Recovery Initiative), che denuncia l’impiego di società opache come le shell companies nella corruzione e nell’occultamento di risorse, nella evidente preoccupazione per l’uso criminale, anonimo e incontrollato delle forme societarie. Il Rapporto manda ai governi la parola d’ordine: “Bisogna riportare la trasparenza in materia societaria nell’agenda nazionale e internazionale”.
    Ma poi, comunque: qualcuno ha visto il pasticcio di norme primarie, decreto ministeriale, decreto direttoriale, formule, testi di statuto, alternative, varianti, richiami, che per il MISE sarebbero una semplificazione? Noi notai garantiamo una srl certa, sicura, “while-You-wait” iscritta letteralmente da un giorno all’altro. Gli statuti fai-da-te richiederanno giorni e giorni, e l’inevitabile ricorso a piò meno probabili consulenti e fattucchiere, che si faranno pagare cifre stratosferiche, creando pasticci e non risolvendo problemi.

    Cesare Licini notaio
    membro consiglio direttivo Unione Internazionale del Notariato

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI