Telecom Italia potrebbe essere costretta a cedere Sparkle e Telsy Elettronica
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Nello specifico la prima è proprietaria di cavi internazionali di trasmissione per oltre 560 chilometri, mentre la seconda protegge le comunicazioni sensibili tra enti governativi e quelle di indagine.

Il nodo della questione è legato al presunto controllo della francese Vivendi sull’ex monopolista. Com’è risaputo Palazzo Chigi ha attivato un comitato di analisi che si sta occupando da mesi della questione. Vivendi sostiene di esercitare solo “direzione e coordinamento”, ma i giuristi assoldati dal Governo sembrerebbero sostenere – almeno stando a quanto riportava ieri La Repubblica –  che la riforma del diritto societario già con questa ammissione produrrebbe implicazioni di “controllo”.

Se fosse riconosciuta questa condizione il governo potrebbe far scattare i “golden power” (legge 56 del 2012), anche se per ora si parla di un percorso a tappe. Per prima cosa se fosse confermata la mancata notifica di “controllante” potrebbe essere irrorata una sanzione di 298 milioni di euro. In secondo luogo il Governo potrebbe richiedere ulteriori chiarimenti sul Piano Industriale, in special modo gli investimenti dedicati ai settori strategici dell’azienda.

A prescindere da tutte le analisi giuridiche i contratti che ha lo Stato con Telecom sono attualmente sotto la lente di specialisti per una valutazione della “natura strategica dell’intera rete”. Questa operazione potrebbe produrre una serie di “prescrizioni”, dove la vendita della rete è considerata la più estrema – e attualmente non evocata. Un’altra opzione è che possa essere vietato l’acquisto di specifiche azioni come quelle appunto di Sparkle, ma nel caso dovrebbe essere definita una specifica istruttoria entro il 2018.

 

In sintesi, il destino di Sparkle e Telsy Elettronica è ancora da definirsi mentre è difficile che avvenga una cessione dell’intera rete in modalità forzata.

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