Terna torna sul mercato obbligazionario dopo soli due mesi e mezzo
Terna ha collocato una nuova obbligazione.
Terna

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Terna ha collocato una nuova obbligazione.

L’obbligazione è non richiamabile fino a 6 anni. Notevoli le richieste da parte degli investitori: oltre 3,1 miliardi di euro. Di riflesso, la guidance di rendimento è stata abbassata al 4,875% dalle prime indicazioni in area 5,250%-5,375%.

L’ultimo bond piazzato a gennaio 2024

L’ultimo bond piazzato da Terna in euro a 7 anni (scadenza 17 gennaio 2031) e a tasso fisso da 850 milioni di euro risale a metà gennaio. È andato a ruba: la richiesta è stata superiore a 3 volte l’offerta a fronte di una cedola annuale del 3,5%. Invece, risale a luglio del 2023 l’ultima obbligazione green della società, single tranche, in euro, a tasso fisso per un ammontare pari a 650 milioni di euro e una cedola annuale pari al 3,875%.

Chi colloca il nuovo bond

Structuring advisors dell’operazione sono Imi- Intesa Sanpaolo e Unicredit. Joint Bookrunners, invece, Banca Akros, Bnp  Paribas (B&D), CaixaBank, Crédit Agricole Cib, Goldman Sachs International, Hsbc, Imi- Intesa Sanpaolo, JP Morgan, Mediobanca, Morgan Stanley, Santander, Smbc e Unicredit. 

Gli analisti valutano l’impatto del Rab deflator del 5,9% per le tariffe 2024

In borsa il titolo Terna spunta un +0,18% a 7,68 euro. Il regolatore ha assegnato a Terna e alla distribuzione elettrica un Rab deflator del 5,9% per le tariffe 2024, che include aggiustamenti cumulati positivi per gli anni precedenti al 2023 pari al 4,3% e un valore stimato per il 2023 dell’1,6%, rispetto al -0,7% comunicato dall’Istat. Anche Snam ha utilizzato nel piano industriale 2023-2027 un Rab deflator del 5,9% per le tariffe 2024. Il regolatore ha, inoltre, lanciato una consultazione per applicare gli stessi aggiustamenti positivi degli anni passati nel settore gas.

Andrà verificato, secondo Equita, quale sarà il valore consuntivo del Rab deflator assunto dal regolatore per il calcolo del deflatore definitivo per il 2023 (probabilmente comunicato a fine anno). «Riteniamo molto verosimili ulteriori aggiustamenti da parte dell’Istat del deflatore degli investimenti fissi lordi 2023. Riteniamo, comunque, anomalo l’andamento quarterly del deflatore degli investimenti fissi lordi che ha registrato un gap medio di -4,5% rispetto all’indice dei prezzi al consumo negli ultimi due anni contro un differenziale medio di +0,1% nei cinque anni precedenti», osserva la Sim. 

Il regolatore applicherà come conguaglio alle tariffe 2025 la differenza fra il deflatore previsto per il 2023 e quello definitivo. La sensitivity sulle stime 2025 applicando un aggiustamento del deflatore pari a -2,3% (differenza fra il +1,6% provvisorio incluso nelle tariffe 2024 e -0,7%), che a Equita pare comunque lo scenario peggiore, «stimiamo possa impattare circa dell’1,5-2% a livello di ebitda per Terna e Snam e del 3-4% sugli utili», conclude la sim.

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