Tim spinge sulla sicurezza informatica
Tim punta a una strategia mirata a blindare aziende e pubblica amministrazione, tenendo conto delle peculiarità del mercato italiano e soprattutto della forte presenza di piccole e medie imprese.
TIM

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Tim punta a una strategia mirata a blindare aziende e pubblica amministrazione, tenendo conto delle peculiarità del mercato italiano e soprattutto della forte presenza di piccole e medie imprese. È questa la sfida lanciata da Tim durante l’evento che a Roma ha visto sul podio i vincitori della Cybersecurity Challenge, un’occasione per fare il punto della situazione con i manager del gruppo, considerando che nel 2022 l’Italia ha subito ben 188 attacchi informatici (7,6% del totale globale), con una crescita del 169% rispetto al 2021, in base al Rapporto Clusit 2023 sulla Sicurezza Ict. “Le piccole e medie imprese sono considerate bersagli facili dai cybercriminali. E se da un lato gli investimenti delle aziende di medie dimensioni si concentrano sulla componente di servizi gestiti dall’altro sono spesso spinti dagli attori del mercato più vicini alle imprese”, ha detto Giorgia Dragoni (in basso a sinistra) dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano. Da qui, il forte sviluppo del mercato italiano nel settore della cybersecurity, che negli ultimi due anni ha registrato una crescita a doppia cifra (15% nel 2021 e 18% nel 2022). Nonostante questa enorme espansione, se confrontato con altre realtà straniere il mercato italiano ha ancora moltissimo spazio per svilupparsi e secondo le previsioni continuerà a crescere a un ritmo medio annuo che oscilla tra l’11 e il 12%, raggiungendo un valore complessivo di 2,5 miliardi di euro nel 2025.

Il mercato italiano è caratterizzato da un’elevata frammentazione, con oltre 3000 aziende per metà concentrate in tre regioni (Lazio, Campania e Lombardia) e appena il 10-15% di queste sono riuscite ad affermarsi, seguendo un chiaro percorso di crescita. Tra queste prevalgono due modelli alternativi: società che si focalizzano su un unico segmento di clientela – ad esempio il sistema bancario – e società con un’offerta più ampia “one stop shop” (più della metà delle imprese esaminate) al cui interno è presente almeno una tecnologia proprietaria (34 delle imprese del campione). A parte i grandi gruppi Ict, il cui portafoglio di offerta include anche i servizi cyber, il resto del mercato presenta un livello di frammentazione molto maggiore rispetto a quello dei partner europei. In particolare l’Italia, secondo le stime del Centro Studi Tim, ha 1,6 imprese di cybersecurity per miliardo di Pil, un numero doppio rispetto al Regno Unito (0,8 imprese per miliardo di Pil) e superiore anche a quello della Spagna (1,2 imprese per miliardo di Pil). Un problema, quello del nanismo delle imprese italiane, che colpisce anche molti altri settori. A fronte di questo scenario, gli interventi di Eugenio Santagata (nella foto sopra), Security Officer di Tim e amministratore delegato di Telsy, e di Bruno Frattasi (a sinistra), direttore generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, hanno evidenziato l’importanza di fare rete per sviluppare un ecosistema nazionale della cybersecurity, in linea con le iniziative di Paesi come Francia e Germania.

“Oggi serve dotarsi di tecnologie proprietarie certificate e gestite internamente al perimetro nazionale, quindi occorrono esperti e competenze specifiche, ma anche una cultura nuova. Le aziende premiate oggi testimoniano il potenziale delle imprese italiane nel campo della cybersecurity e sottolineano l’importanza di creare un ecosistema collaborativo per garantire la sicurezza digitale”, ha sostenuto Santagata. E ha aggiunto: “L’obiettivo è costruire una solida base di cybersecurity italiana che possa competere a livello internazionale. Vogliamo attrarre investimenti e talenti nel nostro paese, promuovere lo sviluppo di tecnologie innovative e creare un ambiente favorevole all’innovazione. In questo modo, potremo affrontare le sfide della cybersecurity in modo efficace e fornire soluzioni affidabili e all’avanguardia per proteggere le nostre infrastrutture digitali”. 

Proprio con l’obiettivo di sviluppare nuove soluzioni volte a contrastare il crescente fenomeno degli attacchi informatici e di arricchire il portafoglio dei servizi Tim Enterprise e Telsy, che fanno uso di tecnologie innovative e proprietarie nazionali, è stata lanciata la “Cybersecurity Made in Italy Challenge“, un’iniziativa che rientra fra le attività previste nell’ambito del programma di Open Innovation Tim Growth Platform, il nuovo modello di innovazione basato sulla collaborazione industriale con società ad alto potenziale, per accelerarne la crescita. La Challenge punta a facilitare l’incontro fra le imprese, soprattutto italiane, che dispongono di soluzioni e competenze ultra-specialistiche, e le esigenze ed i bisogni espressi dalle Pmi, con l’obiettivo di far crescere tutta la filiera e accelerare la digitalizzazione e l’innovazione del Paese. Questa sfida ha attirato una notevole attenzione, coinvolgendo in pochi giorni più di 50 tra aziende, piccolemedie imprese, start-up e scale up provenienti sia dall’Italia che da altri paesi europei.

I tre vincitori della challenge sono stati la start-up di Torino Ermes, per una soluzione che garantisce la sicurezza del browser grazie ad avanzati algoritmi di machine learning, consentendo una navigazione online sicura e protetta, difendendo gli utenti dalle minacce web, preservando la loro privacy e proteggendo i loro dati. Sul podio anche la milanese Pikered, per l’ideazione di Zaiux Evo, un “hacker virtuale“ che sfrutta l’intelligenza artificiale per realizzare attacchi e individuare le falle di una rete informatica e la romana Sensoworks, che ha proposto una soluzione per il monitoraggio intelligente delle infrastrutture strategiche tramite analisi dei dati provenienti dai sensori connessi.

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