Trimestrali banche, più luci che ombre dopo 2013 da incubo

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Le banche peggio capitalizzate al mondo hanno stupito, realizzando nel complesso una performance positiva nei primi nove mesi dell’anno.

Se da una parte le big del comparto, che stanno incominciando a raccogliere i frutti dell’operazione di ripulita dei loro bilanci di fine 2013, hanno fatto bene nel trimestre, nel settore non mancano di certo zone d’ombra che restano ancora da correggere.

Negli stress test europei condotti dalla Bce, sia Intesa sia Unicredit hanno dimostrato di avere i cuscinetti di capitale più solidi in Italia, rispettivamente da €11 miliardi e da €8,75 miliardi.

In generale le banche italiane hanno fatto molto male, però. Nove su 15 non hanno passato gli esami. A essere promosse sono state anche Ubi, Mediobanca, Iccrea Holding e Credito Emiliano.

La trimestrale di Intesa Sanpaolo, la seconda banca italiana per numero di attivi, è stata sinora la più convincente. Il risultato ante imposte è andato bene in tutte le divisioni operative dell’istituto. L’utile è cresciuto del +88% rispetto all’anno prima e i crediti deteriorati sono dimuiti.

Se da un lato hanno deluso i ricavi di Unicredit – piatti invece per Intesa – allo stesso tempo l’AD Federico Ghizzoni ha garantito che gli obiettivi per l’esercizio annuale in corso verranno centrati. L’utile è salito del +81,3%, aiutato dal calo degli approvvigionamenti riservati per i prestiti non performanti. Da ieri i titoli cedono terreno in Borsa.

Male il risultato netto di Banca Carige, mentre Banco Popolare si è vista costretta a varare un piano di razionalizzazione delle sue reti per ridurre i costi.

Per Carige i primi nove mesi si sono chiusi con una perdita netta di 329 milioni, in calo rispetto al rosso di 1,3 miliardi del corrispondente periodo dello scorso anno. Il Core Tier 1 – misura della solidità patrimoniale – si è attestato al 9,4%.

Da parte sua, Ubi Banca ha archiviato il periodo gennaio-settembe con profitti consolidati pari a 149,8 milioni di euro, in netto miglioramento rispetto ai 101,9 milioni dello stesso periodo del 2013.

Dopo aver accusato una perdita di 122 milioni nei primi nove mesi del 2014, che si confronta impietosamente con un utile pari a 165 milioni visto nell’analogo periodo 2013, l’istituto ha deciso di porre rimedio con un piano di riduzione dei costi.

I manager della banca hanno annunciato la soppressione di 112 filiali entro fine esercizio “per eliminare sovrapposizioni e migliorare il posizionamento competitivo riducendo i costi”.

In un comunicato l’istituto ha fatto sapere che a pesare sui conti sono stati i maggiori oneri per 67,6 milioni per favorire l’uscita di 330 persone nel 2015, come previsto nell’accordo con le organizzazioni sindacali.

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