UberTechnologies fa il suo ingresso nel mercato della logistica e dei trasporti a lungo raggio
Arrivano le prime confische di auto utilizzate per il servizio Uber

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Uber è ormai pronto a entrare in campo in un settore che ogni anno muove circa 700 miliardi di dollari.

Il piano di sviluppo di Otto, la startup acquisita da Uber, prevede l’aumento della sua flotta dagli attuali 6 a circa 15 camion che forniranno supporto logistico a diverse aziende grazie anche a tecnologie di tracking avanzate. In via di definizione le trattative con diverse aziende pronte a sperimentare i nuovi servizi di Otto. A differenza delle self-driving car o Google Car che dir si voglia, qui non si tratta di truck pronti a circolare per le strade senza nessuno a bordo. Si parla invece di sistemi di guida semi-autonoma, validi solamente per le autostrade e dove è comunque necessaria la presenza di un autista. Per vedere circolare sulle strade camion a a guida completamente autonoma ci vorranno almeno altri 20 anni, secondo gli esperti del settore.

Attualmente, il principale vantaggio della tecnologia Otto è di sollevare l’autista di camion dal dover stare costantemente al volante anche durante i tratti più noiosi dei viaggi in autostrada, dove potrebbe invece mettere in funzione il dispositivo di guida autonoma. Disponibili anche sistemi di mapping avanzati e tecnologie di tracking innovative.

Il co-fondatore di Otto, Lior Ron, ha spiegato in una intervista rilasciata all’agenzia Reuters che a partire dal prossimo anno inizieranno a circolare per le strade americane i truck con il brand “Otto” e altri equipaggiati con tecnologia “Otto” che trasporteranno le merci direttamente a magazzini e negozi, con esclusione di materiale a rischio o comunque pericoloso.

Uber ha già lanciato i servizi di per corrieri, flotte di camion e autisti indipendenti. Servizi che andranno ben oltre l’obiettivo iniziale che si limitava all’allestimento di truck a guida autonoma e che potrebbero portare Uber a fare concorrenza ai broker sul mercato delle flotte.

Un settore competitivo e frammentato come quello degli autotrasporti, caratterizzato oltretutto da bassi margini di guadagno, potrebbe essere alla vigilia di un vero e proprio processo di trasformazione guidato proprio da Uber che punta ad allargare i propri orizzonti stringendo accordi con player affermati e quotati in borsa, come ad esempio l’impresa di logistica C.H. Robinson and XPO Logistics, ma anche con aziende a conduzione familiare.

L’intenzione è quindi di rivolgersi a tutti e di utilizzare la tecnologia per sostituire progressivamente gli intermediari. Obiettivo sul quale gli esperti del settore non nascondono il loro scetticismo: difficile che una startup della Silicon Valley con poca esperienza possa ribaltare un settore consolidato come quello degli autotrasporti, fatto più che altro di relazioni.

Uber e Otto devono anche affrontare la concorrenza di una serie di start-up che ripongono grande attenzione a questo settore. Società come Transfix, Convoy e Cargo Chief stanno cercando di scalzare i broker tradizionali, abbinando spedizionieri e vettori utilizzando algoritmi complessi. Uber e Otto stanno lavorando su qualcosa di simile, ovvero sulla costruzione di un network di trasporto che colleghi shippers e carriers, replicando lo schema passeggeri-conducenti che ha sancito il successo di Uber. Sarà sufficiente a rinnovare il settore dei trasporti a lungo raggio?

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