Un nuovo modo di fare banca
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“È un problema di modello di banca. Una banca non può occuparsi soltanto di fare profitto di breve periodo, ma deve recuperare il dettato costituzionale: tutela del risparmio e indirizzo del credito”. Con queste parole, Giulio Romani – il segretario generale First Cisl – riassume, in un breve commento a margine del convegno organizzato da First Cisl Lombardia, il malessere in cui versa il sistema bancario e la necessità, ormai improrogabile, di un cambiamento.
Su questo tema – Banche e Territorio: il coraggio di un cambiamento necessario, è il titolo del Convegno – si sono confrontati, a Milano il 31 marzo, banche, imprese, Istituzioni e sindacato.
Proprio partendo dalla crisi, che anche le banche hanno contribuito a determinare con le loro strategie, “finanziarizzando” la propria attività a svantaggio dell’economia reale, il settore del credito deve cogliere l’occasione per tornare a essere il punto di riferimento economico di “tutti”.
L’attuale modo di fare banca deve lasciare il passo a un “Nuovo modello di banca”, nel cui modo di operare emergano specificità territoriali ed economiche. Il mercato di riferimento, oggi, non può più essere solo ed esclusivamente la finanza, con interessi spesso confliggenti con quelli del Paese reale. È necessario, invece, valorizzare le esigenze di famiglie e imprese e per riuscirci bisogna decifrare e definire i bisogni che uno specifico territorio esprime, ovvero potenziare l’identità territoriale e i soggetti economici a questa riferiti, attraverso la conoscenza e l’esperienza e, sviluppando, al contempo, nuovi prodotti mirati a consolidare la vincente relazione banca-cliente.
Si tratta di un processo realizzabile e, come evidenziato da Pierpaolo Merlini , responsabile di First Cisl Lombardia, “Paradossalmente è abbastanza semplice. Utilizzare le professionalità dei bancari che conoscono a fondo gli usi, le consuetudini e le esigenze di un determinato territorio significava – e ancora oggi significa – sapere sempre cosa fare e come muoversi. Queste sono caratteristiche essenziali nel momento dell’assunzione del rischio. In più è un modo di rivalutare le persone e il lavoro e non esclusivamente il profitto”.
Quindi, le condizioni di base ci sono e possono anche essere migliorate. Per contribuire a far ripartire il Paese “il sistema del credito può fare molto di più”, ha dichiarato il Segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan dal palco del convegno, sottolineando che “il mondo del credito non è un mondo a sé, ma un tassello indispensabile per l’economia e il futuro del Paese”, e questo è un motivo portante per riscoprirne la dimensione sociale.
Finanziare le piccole e medie aziende, inoltre, comporta meno rischi, come mostrano i risultati di una ricerca dell’Ufficio studi di First Cisl, presentata proprio a Milano nella stessa occasione, secondo la quale i tre quarti del credito sono erogati per finanziamenti superiori al milione di euro e producono il 63% delle sofferenze.
La necessità di riformare, nel suo insieme, tutto il sistema bancario è ormai non più solo improrogabile. Ristrutturare non significa semplicemente tagliare i costi del personale, bensì trovare regole condivise tra tutte le parti in causa – ha precisato ancora una volta Giulio Romani – che siano queste sindacati, lavoratori, associazioni datoriali o Istituzioni. Regole che definiscano, anche, la partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali e organizzativi delle aziende.
Per cambiare, però, serve la volontà e il coraggio di tutti. Questo è l’appello lanciato.

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