Veneto Banca, cda sul riassetto

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L’aumento di capitale, la cessione di Banca Intermobiliare, il confronto con Banca d’Italia con relative conseguenze sull’assetto interno. A un mese dall’assemblea che ha segnato il completo rinnovamento del board, il cantiere del rilancio di Veneto Banca sta entrando nella fase cruciale: i consiglieri hanno speso le cinque settimane trascorse dalla loro elezione per studiare “le carte” e per oggi a Montebelluna è in programma un cda che dovrà fare il punto sui diversi fronti da cui il mercato, i soci e la Vigilanza si aspettano risposte, e poi decidere con quale passo procedere nel percorso di rinnovamento.

In ordine di tempo, il fatto più recente è stata la presa di contatti con la Banca d’Italia. Il 17 maggio il presidente dell’istituto, Francesco Favotto, ha guidato una mini-delegazione che ha incontrato il direttore generale di Via Nazionale, Salvatore Rossi e il capo dipartimento della vigilanza, Carmelo Barbagallo; non una semplice formalità, considerata l’attenzione con cui la Banca d’Italia segue le vicende di Montebelluna. Nelle sue considerazioni finali, il governatore Ignazio Visco venerdì scorso ha parlato espressamente delle «critiche aspre» con cui sono stati accolti «i nostri interventi», e in molti hanno letto un chiaro riferimento a Veneto Banca, alla richiesta di azzeramento del cda di marzo e ai toni molto duri usati contro via Nazionale dal vertice uscente nell’assemblea di fine aprile: rientrando da Roma, due settimane fa, Favotto aveva definito «costruttivo» l’incontro in Via Nazionale, ma a quanto si apprende è stata anche reiterata la richiesta di procedere sulla strada del rafforzamento patrimoniale e si sono auspicati ulteriori interventi nel segno della discontinuità. Su quest’ultimo fronte, non è un mistero l’accoglienza a dir poco tiepida con cui la Vigilanza ha appreso la decisione della banca di mantenere Vincenzo Consoli in posizione apicale. Il manager non è più consigliere delegato ma direttore generale con un contratto biennale in tasca, ma di fatto si tratta dell’unica persona con una lunga esperienza di banca alle spalle – insieme al presidente del collegio sindacale, il professor Marcello Condemi, per 30 anni in Via Nazionale – attualmente al vertice dell’istituto, dove il board conta sei imprenditori, quattro avvocati e un professore. Di qui la possibilità di valutare nuovi ingressi: un cfo, come ha detto lo stesso Favotto a Il Sole 24 Ore in un’intervista pubblicata il 17 maggio, o magari anche un condirettore generale.
Se ne potrebbe parlare oggi in cda, dopo che il presidente Favotto avrà illustrato ai consiglieri l’esito dell’incontro. Pur senza tradire le aspettative dei soci, che in assemblea avevano puntato il dito contro quelle che erano state definite eccessive ingerenze da parte della Vigilanza, il board pare comunque intenzionato a venire incontro il più possibile alle istanze di Via Nazionale.
Ecco perché anche sull’aumento di capitale da 490 milioni l’intenzione pare quella di procedere nei tempi fissati. Due settimane fa il cda aveva approvato la bozza del prospetto, e ora si punta a partire con il collocamento delle nuove azioni – a 36 euro l’una, l’8,86% in meno del prezzo fissato in assemblea – il 20 giugno prossimo, in modo da terminare a fine luglio. Si parlerà invece nel prossimo cda, in agenda per il 17 giugno, di Bim: entro quella data, infatti, dovrebbe arrivare l’offerta vincolante della cordata guidata da Pietro D’Aguì con il gruppo finanziario francese Oddo & Cie. Sullo sfondo, per ora, eventuali integrazioni: tra aumento di capitale, cessione ed esami Bce, lo stand alone resta fuori discussione.

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