Via ai controlli sui conti: 3 milioni di lettere in arrivo dall’Agenzia delle entrate
La cifra da incassare è di quelle da capogiro: 2,8 miliardi di euro. Questa la somma che l’Agenzia delle Entrate dovrà portare a casa entro il 2025 dalla lotta all’evasione fiscale. In una intervista al Corriere della Sera, il direttore Ernesto Maria Ruffini spiega che “l’asticella è stata spostata in alto. Il nostro lavoro sarà…

La cifra da incassare è di quelle da capogiro: 2,8 miliardi di euro. Questa la somma che l’Agenzia delle Entrate dovrà portare a casa entro il 2025 dalla lotta all’evasione fiscale. In una intervista al Corriere della Sera, il direttore Ernesto Maria Ruffini spiega che “l’asticella è stata spostata in alto. Il nostro lavoro sarà valutato anche e soprattutto sull’incremento dei servizi telematici, sulla accelerazione dei rimborsi, sul contenzioso”, visto che il governo Meloni ha scommesso su di loro.

La lotta all’evasione passa attraverso i controlli incrociati sui conti correnti, che infatti sono partiti spediti in questi giorni di agosto, grazie al nuovissimo superalgoritmo chiamato Anonimometro. Tutto questo in un frangente caldissimo per le tasse, visto che, dopo la pausa estiva, ad attendere gli italiani ci sono ben 188 scadenze di versamento solo ad agosto: ben 148 solo oggi lunedì 21 agosto – dall’Iva all’Irpef alle addizionali, Ires, Irap, cedolare secca e chi più ne ha più ne metta -, e altre 40 il prossimo 31 agosto.

All’obiettivo di recuperare 2,8 miliardi dall’evasione si è arrivati “recuperando capacità operativa, grazie a un ambizioso piano di reclutamento di 11 mila funzionari” dichiara Ruffini. Che parla di un cambio di paradigma, se si pensa che a fine 2022 eravano sotto organico del 40%: “28 mila dipendenti invece di 44 mila”.

Quanti soldi recupererà l’Agenzia delle Entrate

Messe a tacere le voci che parlavano di un presunto prelievo forzoso sui conti degli italiani targato Meloni, alla domanda se meno di 3 miliardi a fronte di un’evasione di 100 miliardi l’anno non sia troppo poco, lui replica che “bisogna considerare che questo incremento è aggiuntivo rispetto ai risultati già conseguiti. Una decina di anni fa il livello di evasione fiscale in senso stretto, ovvero relativa a Irpef, Iva, Irap, Ires, senza considerare quella sui contributi previdenziali, si aggirava sugli 85 miliardi. Ma già nel 2019, grazie anche all’introduzione della fatturazione elettronica, era scesa a 75. Accanto a questa riduzione, c’è l’azione di contrasto vero e proprio dell’Agenzia, che nel 2022 ha recuperato la cifra più alta di sempre. E già quest’anno assicureremo 1,3 miliardi in più rispetto a quanto previsto dalla scorsa convenzione. Ora, il nuovo obiettivo alza l’asticella di circa il 15%“.

Pur affermando che “la stragrande maggioranza dei contribuenti è onesta e paga sempre tutto, fino all’ultimo centesimo, anche se non naviga nell’oro”, Ruffini precisa che ”se vogliamo garantire i diritti fondamentali come sanità, istruzione, ordine pubblico, servono risorse. Ed è questo che fa l’Agenzia”.

“Pizzo di Stato”? No, giustizia sociale

Da sempre Ruffini difende l’operato dello Stato in questo senso. Alcuni mesi fa aveva detto in un convegno che il contrasto all’evasione non è volontà di perseguitare qualcuno, ma è un fatto di giustizia nei confronti di tutti coloro che le tasse le pagano.

L’Agenzia delle Entrate è “al fianco dei cittadini che vogliono continuare ad avere un corretto rapporto con il Fisco e assicurare da parte di tutti il pieno e leale rispetto delle regole fiscali. L’Agenzia è una amministrazione dello Stato, non un’entità belligerante, ma è un fatto di giustizia nei confronti di tutti coloro che – e sono la stragrande maggioranza – le tasse, anno dopo anno, le pagano, e le hanno pagate, sempre fino all’ultimo centesimo, anche a costo di sacrifici e nonostante l’innegabile elevata pressione fiscale e di coloro che hanno bisogno del sostegno dello Stato, erogato attraverso i servizi pubblici con le risorse finanziarie recuperate”.

Quello del Fisco in effetti “è un lavoro essenziale per il funzionamento di tutta la macchina pubblica, perché se vogliamo garantire i diritti fondamentali della persona indicati e tutelati nella nostra Costituzione – come la salute dei cittadini, l’istruzione dei nostri figli, la sicurezza di tutti noi –, servono risorse e noi siamo chiamati a raccoglierle a vantaggio di tutti. Anche di chi si sottrae al loro pagamento”, sottolinea ancora il capo dell’AdE, ricordando che “siamo tutti noi chiamati a farlo nelle forme, nei modi e nei tempi che sono stabiliti sempre e soltanto dal legislatore, non dall’Agenzia delle Entrate”. A chi accusa lui e i suoi di mettere in atto un vero e proprio “pizzo di Stato”, Ruffini risponde che l’Agenzia si limita ad applicare la legge.

A chi e quando arriveranno le lettere dell’AdE

La riduzione del tax gap, la differenza fra le tasse che si dovrebbero incassare naturalmente senza evasione e quelle che entrano effettivamente, “è un obiettivo condizionato da tanti fattori, non solo fiscali” chiarisce. Per quanto riguarda gli obiettivi affidati dal PNRR all’Agenzia, ci sono ancora da spedire oltre 3 milioni di lettere di compliance entro fine 2024, che dovrebbero portare a un incasso di 2,77 miliardi. Avendo già realizzato il 99% degli incassi, la “buona notizia” come la chiama lui è che la cospicua somma finirà nelle casse dello Stato già ad ottobre, con più di un anno di anticipo.

Oltre l’80% del totale dell’evasione riguarda chi non presenta la dichiarazione dei redditi o la presenta in modo infedele; meno del 20% la cosiddetta evasione da versamento, cioè di chi presenta la dichiarazione, ma poi non salda quanto deve.

Ma a chi toccherà il controllo? Come funziona? Lo strumento fedelissimo ed efficacissimo utilizzato dall’AE è, tra gli altri, l’archivio dei conti correnti, perché consente di intercettare, ad esempio, i soggetti con residenza fittizia all’estero ma che hanno conti correnti nel nostro Paese.

Le prime esplorazioni basate su dati cosiddetti pseudonimizzati, cioè inizialmente anonimi e poi utilizzabili in base a informazioni aggiuntive, riguarderanno l’anno 2017 e consentiranno di individuare, tra le altre cose, i soggetti che avevano grandi movimentazioni sui propri conti correnti ma non hanno presentato la Dichiarazione dei redditi.

E se è “presto per fare previsioni” sui risultati del nuovo strumento, perché “solo a maggio abbiamo completato le attività richieste dal Garante per la privacy per assicurare il corretto utilizzo dei dati personali”, il nuovo superalgoritmo è una bomba. L’Agenzia delle Entrate lo scorso 19 maggio aveva pubblicato un documento in cui aveva chiarito le regole di funzionamento del cosiddetto Anonimometro.

Come funziona l’Anonimometro, il superalgoritmo dell’Agenzia

Nel dettaglio, l’AdE ha reso noti i criteri alla base del suo funzionamento e le metodologie che vengono adottate per analizzare il rischio evasione. Gli agenti del Fisco ricavano i dati contenuti all’interno dell’Archivio dei Rapporti Finanziari e li incrociano con le altre informazioni in possesso dell’amministrazione tributaria.

Lo strumento consente di effettuare una vera a propria analisi del rischio basandosi sui dati contenuti all’interno dell’Anagrafe dei Conti Correnti, maxi database del Fisco in cui sono contenuti i dati di ogni singolo conto corrente dei contribuenti italiani. Al suo interno sono riportati tutti gli estratti conto, le movimentazioni in entrata e in uscita e qualsiasi altro rapporto che i cittadini hanno con la propria banca, come, ad esempio, la gestione titoli e le cassette di sicurezza.

Questa enorme banca data viene alimentata regolarmente dalle informazioni che vengono fornite direttamente dalle banche all’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima, periodicamente, provvede a controllare i dati che vi sono contenuti, riuscendo, in questo modo, a selezionare i soggetti che sono ritenuti a più alto rischio di evasione fiscale.

Una delle sue peculiarità è quella di trattare i dati in maniera anonima: i dati analizzati vengono analizzati senza collegarli immediatamente al loro titolare. I dati sensibili vengono sostituiti con dei codici fittizi: così viene garantita la protezione dei dati personali dei contribuenti che non vengono sottoposti a controlli fiscali. L’operazione ha appunto lo scopo di individuare i soggetti che, in base al proprio volume d’affari e al tipo di operazioni che stanno svolgendo, potrebbero essere a rischio evasione fiscale.

Sono dieci le fasi del processo di analisi del rischio fiscale, che parte direttamente dall’individuazione della platea di riferimento e dalla scelta dei dati che dovranno essere utilizzati. E arriva, alla fine, alla predisposizione di una serie di liste selettive, grazie alle quali vengono fatti partire i controlli fiscali veri e propri. L’analisi effettuata dal superalgoritmo viene poi supportata dal lavoro dell’uomo. In prospettiva, conclude Ruffini, l’Archivio dei conti correnti è una risorsa fondamentale perché consente di intercettare, ad esempio, i soggetti con residenza fittizia all’estero ma che hanno conti correnti nel nostro Paese.

Per quanto riguarda la tutela della privacy, il Garante ha dato il suo ok: nonostante la profonda analisi dei dati, l’Anonimometro pone una grande attenzione alla privacy dei contribuenti. Per rispettare le normative sulla protezione dei dati, tutti i contribuenti vengono anonimizzati, come visto, a partire dai dati contenuti nella superanagrafe dei conti correnti: a ognuno di loro viene poi associato un numero, che verrà poi utilizzato nei vari database e piattaforme a disposizione del Fisco.

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