Visco richiama le Popolari: «Le maggiori diventino spa»

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La prima assemblea dell’Abi della presidenza di Antonio Patuelli ha segnato un punto di svolta rispetto ai paradigmi consolidati del sistema bancario italiano. La vera sorpresa è stata il gioco di sponda con il governatore Ignazio Visco sul tema degli esuberi negli istituti di credito. «In un’industria ad alta intensità di lavoro come quella bancaria vanno considerate misure, anche di natura temporanea, per ridurre le spese per il personale in rapporto ai ricavi», ha sottolineato Patuelli anticipando un brano dell’intervento del governatore.Parole che hanno scatenato l’indignazione del sindacato («Un attacco ai lavoratori», ha chiosato Sileoni della Fabi).
Credit crunch e crisi, però, sono due facce della stessa medaglia. Come ha ricordato Visco, nel secondo trimestre 2013 i finanziamenti alle imprese sono diminuiti del 5% annuo e quelli alle famiglie dell’1,6 per cento. Le sofferenze non accennano a diminuire (+4,5% nel primo trimestre) e «le tensioni sul credito sono destinate a proseguire». Ecco perché il nuovo numero uno dell’Abi ha riaperto il confronto con il governo sul fisco troppo penalizzante (serve la deducibilità integrale delle perdite sui nuovi prestiti) e anche sulla disciplina delle quote in Bankitalia (il titolare del Tesoro Saccomanni ha aperto a una revisione).
Il governatore Visco è ritornato poi su alcuni temi già analizzati nell’ambito delle Considerazioni finali. In primo luogo, l’opportunità di trasformare in spa le banche popolari più grandi, prima che intervenga la vigilanza unica europea. La spa è «il modello in grado di favorire apporto di capitale e trasparenza dell’assetto proprietario e della governance», ha rimarcato Visco auspicando anche l’apertura dei board ai fondi. Il balzo in Borsa di Bpm (+5,93%) dove il dossier-Bonomi è ancora aperto (sebbene congelato) ha fatto da contraltare all’ubbia dei banchieri popolari che si aspettavano toni più soft.
Altrettanto duro il governatore è stato nei confronti delle Fondazioni denunciandone alcuni «eccessi». È tempo, ha aggiunto, che le Fondazioni diversifichino i portafoglio «al fine di allentare i legami con i risultati della banca di riferimento e di evitare interferenze nella governance». Un riferimento alle designazioni al Banco di Sardegna. Ma anche a Mps e ai tentativi del Pd senese di «bloccare» il tentativo del tandem Profumo-Viola di eliminare il blocco del 4% nell’assemblea del 18 luglio. Il presidente Acri, Giuseppe Guzzetti, ha evitato le polemiche: «Visco ha ragione: siamo contrari alle “porte girevoli“ tra Fondazioni e banche ma evitiamo generalizzazioni». Ultimo ma non meno importante, un riferimento a Rcs. Le banche che partecipano al capitale delle aziende» devono fare fronte ai rischi di «atteggiamenti collusivi o finalizzati a ritardare l’emersione di situazioni di difficoltà». Sulle operazioni con parti correlatela politica è “tolleranza zero“.

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