Come stanno andando di preciso le cose con i prestiti per startup in Italia? 
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Il barometro CRIF fornisce dei dati molto positivi al proposito per il 2015, inquadrando un aumento del 4,5% rispetto al 2014. Tra il mese di ottobre e il mese di dicembre del 2015 è stato possibile parlare di un picco record, grazie al raggiungimento di numeri paragonabili a quelli del 2008.

Il barometro CRIF ha fotografato anche un aumento riguardante l’importo medio richiesto, corrispondente a circa 72.000€.

Il canale principale quando si parla di prestiti per startup in Italia è quello bancario. A tal proposito è bene avere le idee chiare sui documenti che vengono richiesti dagli istituti di credito. In primo piano è il bilancio. La banca che si vede richiedere un prestito da parte di una start up ha bisogno di sapere se l’azienda ha utili o perdite. Per questo motivo è fondamentale presentare il bilancio sociale, le relazioni sulla gestione e la nota integrativa.

La banca, inoltre, può provvedere ad accertamenti per vedere se l’imprenditore ha alle spalle dei protesti e se ha affrontato delle procedure di fallimento.

Fondamentale a questo proposito è il reperimento della visura camerale, oltre al profilo della Centrale Rischi.

La Centrale Rischi è una piattaforma legata alla Banca d’Italia che, forte dei dati che arrivano dai vari istituti di credito, raccoglie le informazioni relative alle situazioni d’indebitamento dei correntisti privati e delle aziende. Tenendo conto dei suddetti dati procede, ogni due mesi, all’elaborazione di un profilo di affidabilità creditizia.

In poche parole si può dire che una banca che consulta la Centrale Rischi può sapere su una determinata azienda che richiede prestiti per startup paga in tempo i debiti che contrae.

Un altro aspetto molto importante quando si parla di prestiti per startup è la gestione della contabilità semplificata, essenziale per le piccole imprese, le aziende agricole e gli artigiani. Cosa bisogna fare in questi casi? I consigli tecnici più validi – come per esempio quello dell’agenzia di rating Cerved – propendono verso la scrittura di un documento contabile il più completo possibile, essenziale per favorire la banca nella valutazione del merito creditizio dell’azienda.

Nel bilancio va inoltre specificato il capitale circolante netto, frutto della differenza tra gli attivi correnti e i debiti, e il rapporto patrimonio netto-passività, che deve essere almeno del 25%.

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