Oggi Lidl conta su un fatturato in crescita di 5,9 miliardi di euro, una rete di 700 punti vendita e 20mila dipendenti. Ma all’arrivo nel nostro Paese la strada sembrava in salita:
“Abbiamo dovuto innanzitutto lavorare i primi anni su quello che era un po’ lo scetticismo che c’era da parte dei consumatori verso questo format totalmente nuovo – ha detto Massimiliano Silvestri, presidente Lidl Italia – Essere abituati ai supermercati tradizionali, ai marchi, entrare in un supermercato nuovo con un format totalmente differente, un allestimento spartano, 600 referenze con delle marche private chiaramente era per il consumatore un grande punto di domanda. Noi siamo stati bravi a fare questo percorso di sviluppo andando sempre di più a lavorare su quelli che sono i nostri i nostri brand che rappresentano il nostro punto di forza”.
In un contesto in cui i discount giocano un ruolo sempre più strategico per l’offerta di beni di largo consumo a prezzi competitivi, il piano al 2024 di Lidl Italia, presentato a Milano, propone una rinnovata prospettiva di crescita per la catena della Gdo:
“La prospettiva – ci ha spiegato – è quella di poter continuare a investire in questo mercato: parliamo di 1,5 miliardi di investimenti nel prossimo triennio per poter continuare ad aprire punti vendita, 150 nel prossimo triennio con l’obiettivo di arrivare a mille negozi entro il 2030”.
Accanto alla rete distributiva, il piano prevede tre nuovi hub logistici, di cui uno ad Assemini in provincia di Cagliari e altri due a Vaprio D’Adda e in Sicilia, dove ce n’è già uno a Misterbianco. Tutto questo genererà 6.000 nuovi posti di lavoro lungo lo Stivale. Un impatto importante per l’economia nazionale che uno studio SDA Bocconi, ha misurato, partendo da un dato complessivo: l’impatto di circa 3,5 miliardi di euro sul Pil, superiore del 3% rispetto al valore medio delle realtà del settore.
“E’ stato interessante sviluppare questo studio perché abbiamo scoperto per esempio che sotto il profilo delle dimensioni aziendali Lidl è cresciuta significativamente – ha spiegato Maurizio Dallocchio, professore di Corporate Finance SDA e Università Bocconi – basti pensare che negli ultimi 10 anni ha aperto 308 punti vendita, basti pensare che ha un numero di occupati diretti e indiretti che non è lontano dalle 100.000 persone e forse uno degli elementi più interessanti è che ha favorito l’internazionalizzazione delle imprese italiane aiutandole a crescere internazionalmente”.
Nel 2021 i fornitori italiani hanno esportato 2 miliardi di euro di prodotti, di cui oltre 550 milioni generati dall’ortofrutta, proprio attraverso la rete internazionale di punti vendita Lidl. Tutto questo in parallelo agli investimenti in sostenibilità per arrivare alla decarbonizzazione dei trasporti e alla riduzione del 48% delle emissioni entro il 2030. Obiettivi ambiziosi in un contesto di mercato periglioso per la grande distribuzione, con un conflitto nel cuore dell’Europa, i rincari delle materie prime e l’inflazione da record:
“L’energia elettrica, in realtà come le nostre, ha un peso importante, il gasolio ha un peso importante e solo queste due tipologie di prodotti sono aumentate del 50% quindi la nostra è una grande sfida quotidiana – ha ammesso Silvestri – In questo sicuramente noi siamo molto forti perché, avendo l’ottanta per cento dell’assortimento basato su un marchio proprio, rispetto alla marca abbiamo la possibilità di offrire ai clienti il miglior rapporto qualità-prezzo”.
Un vantaggio competitivo non da poco nell’arena della distribuzione moderna.