27mila italiani hanno preferito portare i loro soldi nella Repubblica di San Marino

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Sono i dati principali della maxi operazione della Guardia di Finanza e della Procura di Forlì che hanno schedato tutti gli italiani che, durante la crisi, hanno avuto rapporti bancari di qualsiasi tipo con San Marino.

Ora si indaga per accertare quanto di questo tesoro sia stato accumulato con l’evasione fiscale e in alcuni casi con reati peggiori, come la bancarotta fraudolenta o il riciclaggio di denaro mafioso. Per ora gli evasori accertati, sarebbero oltre 20mila, che non hanno mai dichiarato al fisco italiano i soldi che sono andati a finire lì.

Tra gli accusati ci sono industriali, commercianti, professionisti e perfino qualche banchiere. Ma anche protagonisti di rovinosi fallimenti, ora sospettati di aver svuotato le aziende, licenziato il personale e occultato i capitali all’estero, almeno in parte a San Marino. Qualche indagato ha già ammesso gli addebiti e risarcito il fisco. Altri invece contestano le accuse e avranno tre gradi di giudizio per proclamare la propria innocenza. La cifra più alta finora scoperta, circa 69 milioni di euro, è passata su conti intestati all’irreprensibile signora F.S., risultata in realtà una familiare dell’industriale marchigiano Alberto Bruscoli, titolare del grande mobilificio Imab Group. L’imprenditore si è assunto ogni responsabilità e si è messo in regola accettando di pagare tutte le imposte arretrate con relative multe. E ha anche giustificato com’era nato tutto quel nero: numerosi acquirenti, soprattutto nel Sud Italia, erano disposti ad accettare solo forniture senza fattura.

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