La struttura, di quasi 10 mila mq, sarà realizzata nel quartiere di Pantano d’Arci, e, entro tre anni dall’apertura, è stimato che creerà circa 30 posti di lavoro a tempo indeterminato. Inoltre, Amazon Logistics lavorerà con diversi fornitori locali di servizi, che è previsto, a regime, assumano oltre 70 autisti a tempo indeterminato. “In un momento difficile come quello che stiamo vivendo – ha affermato Gabriele Sigismondi, responsabile di Amazon Logistics in Italia – siamo orgogliosi del lavoro che stiamo svolgendo nel consegnare i prodotti di cui i nostri clienti hanno più bisogno e supportare le comunità locali attraverso le donazioni effettuate negli ultimi mesi a sostegno di enti come il Dipartimento della Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana e il Banco Alimentare. In questo momento riteniamo ancora più importante l’annuncio di un nuovo deposito di smistamento a Catania, per poter garantire ai nostri clienti un servizio ancora più efficiente”. “Questo nuovo polo logistico di un marchio prestigioso come Amazon che si stabilisce a Catania – osserva il sindaco Salvo Pogliese – conferma l’attrattiva della zona industriale etnea come riferimento per tutto il Sud Est della Sicilia. Fondamentale è creare un’integrazione dei sistemi organizzati della distribuzione nazionale con quelli del tessuto imprenditoriale locale, che va sostenuto e incentivato per creare una sinergia virtuosa, a favore dello sviluppo del territorio e dell’occupazione dei nostri concittadini, obiettivo per cui l’Amministrazione è costantemente impegnata” . Da oggi sono aperte le posizioni manageriali, tecniche e per le funzioni di supporto a cui è possibile candidarsi accedendo al sito www.amazon.jobs. Le selezioni per gli operatori di magazzino saranno invece disponibili a partire dall’estate.
Più di 4 milioni i cittadini che vivono nei Comuni senza credito ne finanza
L’assenza di sportelli bancari sul territorio e l’abbandono da parte delle banche delle zone più periferiche è un problema per le persone, per i professionisti, per i risparmiatori, ma anche per le imprese: perché un minor numero di banche e di filiali, si traduce, concretamente, anche in meno credito, con conseguenze facilmente immaginabili sull’economia, sugli investimenti, sulla crescita.