Abi: sofferenze a quota 177 miliardi

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La crisi non molla la presa sull’economia reale e gli effetti continuano a farsi sentire sulla pelle delle banche che vedono accumularsi sempre più crediti che non rientrano: a settembre le sofferenze lorde sono salite alla quota record di 177 miliardi di euro dai 174 di agosto (+22% su base annua) raggiungendo in pratica il 9,3% dei prestiti totali, un livello mai visto dal giugno 1998. Anche le sofferenze al netto delle svalutazioni registrano un aumento passando dai 79,5 di agosto agli 81,4 miliardi del mese dopo, con un rapporto sugli impieghi che sale al 4,5% dal 4,4% di agosto (era lo 0,86% prima dello tsunami della crisi).
A questi nuovi, ennesimi, dati negativi sulla crisi che perdura – fotografati dall’ultimo report mensile dell’Abi – fa in parte da contraltare il rallentamento della caduta dei prestiti. Il territorio è sempre negativo: -1,9% contro il -2,2% del mese precedente. Ma si tratta di un risultato che dimezza il crollo di un anno fa quando a novembre 2013 si era registrato il picco negativo dei prestiti con un crollo del 4,5%. «Questo di ottobre 2014 è il miglior risultato da maggio 2012», avverte l’Abi che segnala anche l’effetto taglio tassi della Bce sia sui nuovi mutui che sono scesi ai minimi da quattro anni a questa parte (2,92%) che sul finanziamento alle imprese (2,82%, il valore più basso da febbraio 2011).
La luce alla fine del tunnel dovrebbe vedersi – secondo le stime dell’Abi – non prima della fine del primo trimestre del prossimo anno quando i prestiti a famiglie e società non finanziarie dovrebbero tornare in territorio positivo. Il responsabile del centro studi dell’Abi Gianfranco Torriero segnala però come la spinta sui prestiti arrivi dai mutui che salgono molto in termini di flussi, ma meno come stock perché «gli ammontari richiesti sono minori rispetto agli anni precedenti visto che si acquistano case meno costose».
Non si ferma poi sul fronte della raccolta bancaria il lungo stallo registrato dall’approvvigionamento attraverso il canale obbligazionario. Il mese scorso la raccolta tramite bond bancari ha fatto segnare un pesante -12,7%, con una diminuzione su base annua in valore assoluto di oltre 66 miliardi di euro per un ammontare complessivo di 454,5 miliardi. Fatto, questo, che penalizza – avverte l’associazione bancaria italiana – l’erogazione dei prestiti a medio e lungo termine.
Una boccata d’ossigeno per le banche arriva invece dalla costante crescita dei depositi della clientela saliti a ottobre di quasi 31,5 miliardi rispetto all’anno precedente (+2,6%). L’ammontare complessivo dei depositi ad agosto ha raggiunto un livello di 1.243,5 miliardi. Un aumento che però non basta a mantenere positiva la raccolta complessiva delle banche che tra obbligazioni e depositi registra a ottobre un calo di 34,8 miliardi. Alla fine le banche possono dunque fare affidamento su una raccolta di 1.698 miliardi (erano 1.513 nel 2007, prima dell’inizio della grande crisi), una cifra inferiore di 117 miliardi all’ammontare dei prestiti erogati dalla banche italiane che il mese scorso hanno raggiunto la cifra di 1.814,9 miliardi.
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