Bad bank sempre più vicina
recesso

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Il governo di Matteo Renzi è al lavoro su uno dei principali problemi dell’economia italiana, la montagna dei crediti anomali accumulati dalle banche, con l’obiettivo di annunciare, nel giro di poche settimane, la nascita di una società munita di garanzie statali alla quale trasferire tali crediti, riferiscono fonti governative.

Di questo progetto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ne ha discusso venerdì scorso con il vice direttore generale della Banca d’Italia Fabio Panetta, ha riferito una fonte vicina alla situazione. Padoan è anche in contatto con la Commissione europea per verificare che la nuova bad bank non sia in contrasto con le norme europee sugli aiuti di Stato.

L’esecutivo non vuole entrare con una quota significativa in questa nuova società ma porrebbe la propria garanzia sui titoli emessi per finanziare l’acquisto dei crediti in sofferenza, secondo le fonti.

“Stiamo studiando ipotesi fortemente orientate al mercato e in cui il ruolo del settore pubblico sia limitato e compatibile con la disciplina comunitaria”, ha detto giovedì il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Obiettivo dichiarato è quello di liberare le banche da un onere cresciuto oltre ogni aspettativa con la crisi economica e che drena risorse al sistema produttivo e frena la crescita economica.

Secondo dati del Fondo monetario internazionale, le banche italiane siedono su circa 330 miliardi di crediti anomali, ossia prestiti che saranno rimborsati in ritardo o per nulla. Questa cifra, che corrisponde a circa un quinto del Pil italiano, è triplicata dal 2007. Per circa 180 miliardi si tratta di sofferenze, cioè di crediti che hanno minori chance di essere ripagati.

Norme fiscali, procedure di recupero crediti estremamente lente, scarsa produttività hanno finora trattenuto le banche dal cedere a terzi i propri prestiti deteriorati come succede in altri paesi. Un altro ostacolo è il grande gap tra il prezzo che i potenziali acquirenti sono pronti a pagare e la perdita che le banche sono pronte ad accettare.

Gli istituti di credito italiani hanno dunque chiuso i rubinetti e reso ancora più asfittica l’economia del paese.

All’interno del governo c’è chi pensa che banche alleggerite dal peso delle sofferenze faranno ripartire il credito. Allo stesso tempo, però, Roma non vuole essere accusata di fare favori a un settore che molti elettori ritengono responsabile della prolungata crisi finanziaria mondiale.

Offrire garanzie statali alla bad bank può infatti comportare costi a carico della collettività.

“Non riteniamo di dover continuare a fare regali alle banche”, ha detto martedì Sandro Gozi, sottosegretario per gli Affari europei.

I due big italiani del settore del credito non mostrano interesse al progetto. Intesa Sanpaolo e UniCredit non vogliono lo stigma di essere associati a un piano di intervento pubblico. Inoltre, se le sofferenze dovessero tornare ad essere redditizie con la ripresa dell’economia, vorrebbero coglierne i benefici. Unicredit ha recentemente ceduto 2,4 miliardi di euro di crediti non performing al gruppo Usa Fortress.

GARANZIE STATALI

Le banche minori, tuttavia, potrebbero benefiare del progetto governativo. “Se ci fosse, sicuramente non mi tirerei indietro”, ha detto Pier Francesco Saviotti, amministratore delegato di Banco popolare. L’istituto di credito ha chiuso il 2014 con 22 miliardi di crediti deteriorati lordi.

Della nuova società alla quale dovrebbero essere trasferiti i crediti anomali, sarebbero azionisti le stesse banche o altri investitori privati. Il governo deterrebbe al massimo una piccola partecipazione.

La società inizierebbe con un capitale di 3 miliardi di euro e potrebbe arrivare a comprare circa 50 miliardi di sofferenze, ha detto una persona a conoscenza del progetto.

Per comprare le sofferenze dalle banche la nuova società collocherebbe bond garantiti dallo Stato. La garanzia potrebbe anche essere posta sui bond per cartolarizzare i crediti.

Il governo sta valutando la possibilità di concedere una garanzia statale anche sui bond emessi da altri veicoli costituiti da privati per gestire le sofferenze bancarie, riferiscono le fonti.

Andrew Jenke, responsabile EMEA di KPMG Global Portfolio Solutions Group, ritiene che il successo di questo schema dipenderà dal prezzo al quale i non-performing loans saranno ceduti: “Le banche li cederanno a valore di libro o a valore di mercato?”.

L’esperimento più riuscito di bad bank in Europa si è avuto in Spagna. Nell’ambito del piano di salvataggio finanziario del 2011, Madrid ha creato una società parzialmente controllata dallo Stato alla quale le banche hanno scaricato 51 miliardi di crediti accumulati con lo scoppio della bolla immobiliare. Le società di investimento stanno ora commercializzando e vendendo gli asset.

E’ stato a causa dello stock di crediti in sofferenza che il sistema bancario italiano l’anno scorso è uscito male dall’esame della Banca centrale europea sulla qualità degli attivi.

Adesso Roma è impegnata a spiegare a Bruxelles che l’obiettivo della proposta sulla bad bank non è di salvare qualche banca ma di liberare risorse per spronare la crescita.

 

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