Banca indenne se il funzionario è connivente

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Il funzionario di banca colluso non pregiudica l’ipoteca dell’istituto sui beni confiscati a un sorvegliato speciale mafioso. La Prima penale della Cassazione (sentenza 34039/14, depositata ieri), con una lunga motivazione, interviene sul delicato tema dei diritti reali degli istituti di credito innestati sugli immobili finiti nel mirino della magistratura antimafia. E la decisione della Prima, che ribalta i due giudizi di merito delle corti milanesi – le quali avevano cancellato le ipoteche di tre grandi gruppi bancari – appare destinata a riaprire il dibattito sul bilanciamento dei beni giuridici in gioco.

Le operazioni contestate dal Tribunale lombardo coinvolgevano un’ampia organizzazione malavitosa, che dopo aver ottenuto linee di credito attraverso vari illeciti (sovrastimando il valore degli immobili da finanziare, deviando i flussi di denaro ricevuto in paradisi fiscali, distraendo gli anticipi già incassati da ignari compratori) si era vista confiscare una serie di immobili e cantieri in applicazione della legge 575/1965, con la contestuale liberazione delle ipoteche bancarie. Decisione a cui i tre istituti di credito si sono opposti, sostenendo nel ricorso in Cassazione la «buona fede» di terzo, estraneo all’organizzazione e alla commissione dei reati. Dagli atti dell’istruttoria amministrativa e dall’indagine penale risultava, tra l’altro, che l’organizzazione aveva potuto contare su alcuni funzionari interni agli istituti che avevano omesso una serie di informazioni – e falsificate altre – destinate agli organi competenti all’erogazione dei mutui. Secondo il tribunale milanese tale presupposto criminoso (la truffa e l’appropriazione indebita messe in atto da alcuni dipendenti) bastava a giustificare l’applicazione “automatica” della confisca al sorvegliato speciale.
Ma a giudizio della Prima sezione è un approccio sbagliato perché evita del tutto «l’accertamento intermedio sulla verifica della estraneità oggettiva degli istituti bancari dei reati posti in essere» dal sorvegliato speciale. Banche che invece, spiega il relatore, sono vittime dei reati «posti in essere dai funzionari infedeli», tanto da rischiare di non recuperare esse stesse se non in minima parte la somma erogata, non fosse altro che per il valore esiguo di cantieri spacciati falsamente per grandi operazioni immobiliari.
In sostanza gli istituti di credito, per vedere conservata la garanzia ipotecaria, hanno «l’onere di dimostrare di avere positivamente adempiuto con diligenza agli obblighi di informazione e di accertamento e quindi di aver fatto affidamento “incolpevole”, ingenerato da una situazione di oggettiva apparenza».

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