Banche, perdite su crediti in calo

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Ricomincia a respirare, dopo un prolungato periodo di apnea, il settore bancario. Il Top Banche mette a segno, nel primo semestre 2014, un calo delle perdite su crediti dell’8%, a 7,4 miliardi. Il miglioramento di questa voce, insieme al recupero dei ricavi (+1%) e alla crescita dei proventi straordinari per oltre un miliardo, ha determinato per l’aggregato un balzo dell’utile netto a poco più di 2 miliardi (+133%).

Alla riduzione delle perdite su crediti ha tuttavia concorso solo un terzo del panel: UniCredit (-33%), Intesa Sanpaolo (-12%) e Banca Popolare dell’Emilia Romagna (-10%), che hanno contestualmente registrato una diminuzione del costo del rischio nell’ordine del 25%, del 5,4% e del 5,3 per cento. Per gli altri due terzi, la svalutazione delle sofferenze è proseguita a ritmi sostenuti (+41% Mediobanca, +40,5% Banco Popolare, +29% Popolare di Sondrio, +21% Popolare di Milano) con una conseguente crescita del costo del rischio che ha raggiunto punte del +51% per Banco Popolare e del +33% per Popolare di Sondrio.
Diversi istituti mostano inoltre un modesto grado di copertura dei crediti deteriorati, che riflette il valore dei fondi posti a garanzia di questi tipi di crediti. Ubi, Popolare di Milano e Popolare dell’Emilia Romagna riescono a coprire rispettivamente il 28%, il 37% e il 39% dei propri crediti dubbi, quote inferiori alla media di settore (pari al 44%). Monte dei Paschi e Popolare di Sondrio arrivano a garantire fino a oltre il 41 per cento. Le banche con tassi di copertura nettamente al di sopra della media sono UniCredit con il 51% e Intesa Sanpaolo con il 47 per cento.
I crediti deteriorati, che crescono nel complesso del 3,3%, a 132 miliardi, diminuiscono in media nel semestre sia nel rapporto con il patrimonio netto (dal 92% all’88,7%), sia in quello con il patrimonio netto tangibile (dal 108% al 102%). Se osserviamo, però, i casi singoli, scopriamo che circa la metà del campione ha molti più incagli, sofferenze e crediti ristrutturati che capitale. I crediti deteriorati sono più del doppio del patrimonio netto del Monte dei Paschi e circa una volta e mezzo il patrimonio netto di Banco Popolare e Popolare dell’Emilia Romagna.
L’altro dato interessante che emerge da questa indagine è il calo dei crediti alla clientela. Gli istituti del Top Banche continuano a stringere il rubinetto del credito, anche per i vincoli derivanti dai criteri di Basilea, nonostante i finanziamenti concessi loro dalla Banca centrale europea a tassi estremamente favorevoli. Con l’unica eccezione del Monte dei Paschi, che ha aumentato i prestiti ai clienti dell’1,7%, in tutti gli altri casi prevale il segno meno: Intesa Sanpaolo li ha ridotti del 3,4%, Popolare di Milano del 2,5%, Popolare dell’Emilia Romagna del 2,4%, Banco Popolare dell’1,8% e UniCredit e Ubi dell’1,5% a testa.
In compenso le stesse banche hanno i portafogli rigonfi di BoT, CcT e BTp. I bond di Stato italiani rappresentano il 46% del valore dei titoli e delle attività finanziarie diverse del Top Banche. In cifre significa che, su un totale di 561 miliardi tra bond sovrani, azioni e altri asset finanziari iscritti all’attivo del Top Banche, i titoli del Tesoro italiano valgono 237 miliardi.
Il gruppo bancario che ha fatto maggiormente incetta di titoli del nostro debito pubblico è Intesa Sanpaolo: ne ha acquistati per 100 miliardi. UniCredit ne ha in pancia per 56 miliardi, Monte dei Paschi per 24,5 miliardi, Ubi per oltre 20 miliardi, Banco Popolare per 15,5 miliardi, Popolare di Milano per più di 8 miliardi, Popolare di Sondrio e Popolare dell’Emilia Romagna per più di 6 miliardi ciascuna.Proviamo ad immaginare l’impulso che si trasmetterebbe all’economia nazionale con la trasformazione in crediti di questo colossale importo che resta ingabbiato nelle banche per la tenuta dei conti pubblici; proviamo ad immaginare il sollievo per imprese e famiglie.
Il sistema, invece, marcia nella direzione opposta. La banca maggiormente diffusa nel nostro paese, il gruppo Intesa Sanpaolo, ha il 16% dei propri attivi, una quota assai rilevante, investiti in titoli del Tesoro italiano. È come dire che i titoli di Stato iscritti all’attivo patrimoniale di Intesa Sanpaolo rappresentano quasi un terzo dei suoi crediti alla clientela. Lo stesso rapporto (titoli di Stato/crediti ai clienti) è elevato anche per le banche a più forte radicamento locale: più di un quarto per Popolare di Sondrio e Popolare di Milano, poco meno di un quarto per Ubi e poco meno di un quinto per Banco Popolare.
Il conto economico dell’aggregato registra, a livello di ricavi, un lieve aumento del margine d’interesse e un aumento più robusto, di quasi il 5%, delle commissione nette generate da attività di risparmio gestito. L’industria del risparmio gestito vale per l’intero aggregato 620 miliardi, cento in più del 2012. L’istituto che nel semestre ha più incrementato le commissioni è Intesa Sanpaolo, per un valore di 260 milioni.
A Monte dei Paschi spetta invece la maglia nera per la maggiore contrazione del margine d’interesse. L’istituto che ha sede a Siena, a Rocca Salimbeni, sconta il pagamento di 196 milioni di interessi passivi per i “Monti bond”.

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