Banche più forti, aziende con più credito

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La settimana scorsa abbiamo compiuto un passo fondamentale per rendere le 8.200 banche europee più solide. Dopo 19 mesi di negoziati abbiamo concordato gli elementi di un’intesa sulla riforma della normativa bancaria, trasponendo in Europa le regole di Basilea 3. Tocca al Parlamento europeo e agli Stati esprimersi sulla bozza di compromesso.

Per quanto riguarda il Consiglio, auspico che i ministri delle Finanze possano approvarlo nella riunione di oggi. Applicando le regole di Basilea 3 alle 8.200 banche europee avremo tenuto fede a uno tra i principali impegni assunti al G20. Il succedersi delle crisi ci è servito da insegnamento: stiamo rafforzando la solidità delle banche, che dovranno aumentare la liquidità, detenere livelli di fondi propri più alti e migliorare la qualità dei capitali azionari per poter assorbire in futuro gli shock.
La portata dell’accordo giustifica la durata dei negoziati e l’attesa per i passi che ci separano dall’accordo finale – 19 mesi sono trascorsi da quando ho presentato la proposta, mesi necessari per rifinire il testo nei dettagli, adattarlo al contesto europeo, accertarne la conformità a Basilea 3 e calibrarlo sul principale obiettivo: far sì che il settore bancario possa finanziare l’economia.
Ho accolto con favore la decisione assunta a inizio gennaio dal Comitato di Basilea di modificare le regole nel senso indicato dalla nostra proposta, accettando l’applicazione graduale del nuovo coefficiente di copertura della liquidità fra 2015 e 2019. Per la prima volta disporremo di una norma globale sulla liquidità delle banche che permetterà di evitare il ripetersi di casi come quello della Dexia, la cui mancanza di liquidità ha reso necessario un intervento pubblico.
Sin dall’inizio del processo legislativo abbiamo avuto cura di agire con cautela e determinazione, senza lasciarci influenzare da quanti avrebbero voluto attenuare il rafforzamento delle regole e bloccare questa riforma globale, peraltro già attuata in una decina di Paesi (fra i quali Sudafrica, Canada, India o Svizzera, vale a dire Stati in cui l’economia riceve flussi adeguati di finanziamenti).
Sono convinto che, come tali Paesi, l’Europa abbia bisogno della riforma. Oltre alle regole su liquidità e aumento dei fondi propri, la riforma introduce un indice di leva fra capitale e attività e una maggiore considerazione dei rischi di controparte connessi alle esposizioni ai derivati. Aumenteranno le competenze delle autorità di vigilanza nazionali, che potranno chiedere alle banche di ridurre l’operatività nel caso di bolle speculative simili a quelle sperimentate in alcuni Paesi nel settore di internet o nell’immobiliare.
I premi ad appannaggio dei dirigenti bancari verranno assoggettati a forme di controllo, per ridurre gli incentivi all’assunzione di rischi eccessivi. Tengo a congratularmi con il Parlamento europeo che è rimasto fermo sulle posizioni, imponendo una soglia alla dimensione relativa dei premi in rapporto al salario. Infine, i consigli di amministrazione saranno tenuti a chiedere alla dirigenza di rispondere maggiormente del proprio operato, in particolare in relazione all’esposizione ai rischi.
Un aspetto fondamentale della riforma è che l’abbiamo concepita per applicarla al mercato unico, ossia ai 27 Stati membri. Si potranno così gettare le fondamenta di quel “corpus normativo unico” che comprenderà anche altre norme che stiamo rafforzando: le disposizioni sulla tutela dei depositi, già garantiti in tutti gli Stati per un importo di 100mila euro per depositante, oppure le disposizioni relative agli strumenti di risoluzione delle crisi bancarie, per evitare di imporre oneri aggiuntivi a carico dei contribuenti in caso di dissesto di un istituto.
È indispensabile un’attuazione omogenea delle regole a livello mondiale: solo la convergenza regolamentare scongiurerà il rischio di forme di arbitraggio tra ordinamenti e promuoverà la stabilità. Dobbiamo riflettere su come rafforzare la governance mondiale dei servizi finanziari e la regolamentazione bancaria in particolare, per avere maggiori garanzie sul mantenimento da parte di tutti degli impegni assunti al G20.
La Ue ha mantenuto le promesse. Ci attendiamo altrettanto dagli Usa. Questo tema è stato al centro della mia visita a Washington e New York, nella quale i miei interlocutori si sono mostrati determinati a dare attuazione a Basilea 3 nei prossimi mesi. Ue e Usa devono progredire in tandem, con gli occhi aperti ma ispirandosi a uno spirito di fiducia reciproca nell’attuazione delle nuove regole: da questo dipende il ripristino di una duratura stabilità finanziaria.
Per centrare l’obiettivo del rilancio dell’economia l’Europa ha bisogno di un settore finanziario solido e sano. Non credo nella fondatezza dell’argomentazione di chi sostiene che queste norme possano nuocere alla crescita: una crescita duratura e di qualità deve essere sostenuta da un sistema bancario solido che privilegi la prospettiva di medio e lungo periodo rispetto ai rischi e ai rendimenti di breve termine.

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